di Redazione online
«Ci viene poi raccontata, a turno, la favoletta dell'imminente crollo del Ponte Morandi». È quanto scriveva, in un comunicato stampa dell'8 aprile 2013, il Coordinamento dei Comitati No Gronda di Genova, che si opponeva alla realizzazione della Gronda di Ponente. «Rispetto al vuoto informativo che la cittadinanza sta subendo sulla realizzazione della Gronda di Ponente - si legge nella nota - vorremmo invitare i genovesi a diffidare da quanti negli ultimi tempi stanno in ogni modo cercando di vendere loro un elisir chiamato “Gronda”, come la panacea di tutti i guai della nostra città».
«Lo ha fatto per ultimo anche l'ex Presidente della Provincia, il quale dimostra chiaramente di non avere letto la Relazione Conclusiva del Dibattito Pubblico, presentata da Autostrade nel 2009. In tale relazione si legge infatti che il Ponte “...potrebbe star su altri cento anni a fronte di...una manutenzione ordinaria con costi standard”». Questo documento, datato appunto 8 aprile 2013, veniva rilanciato in bella evidenza anche sulle pagine internet del Movimento 5 Stelle, pagina poi prontamente rimossa nelle ore calde post crollo.
Cos’è la Gronda di Genova
Cos'è esattamente la Gronda di Ponente, lo spiega con dovizia di particolari il sito di Autostrade per l'Italia:
La nuova infrastruttura, denominata la Gronda di Genova, comprende 72 km di nuovi tracciati autostradali e si allaccia agli svincoli che delimitano l'area cittadina (Genova Est, Genova Ovest, Bolzaneto), si connette con la direttrice dell'A26 a Voltri e si ricongiunge con l'A10 in località Vesima. Data la complessità dal punto di vista orografico del territorio attraversato, il nuovo sistema viario si sviluppa quasi interamente in sotterraneo e prevede 23 gallerie, per un totale di circa 54 chilometri, circa il 90% dell'intero tracciato, con sezioni variabili fino ai 500 metri quadri dei cameroni di interconnessione tra gli assi autostradali.
Il progetto della Gronda di Genova
Le opere all'aperto comprendono la realizzazione di 13 nuovi viadotti e l'ampliamento di 11 viadotti esistenti. Le autostrade dell'area genovese svolgono oggi anche la funzione di tangenziale per il traffico urbano e di scambi con volumi di traffico molto elevati; in molti punti della rete si registrano flussi superiori ai 60.000 transiti giornalieri, con un'alta percentuale di veicoli commerciali. Diventa pertanto fondamentale dividere il traffico cittadino da quello di attraversamento e dai flussi connessi con il porto.
Il Progetto della Gronda di Genova si pone l'obiettivo di alleggerire il tratto di A10 più interconnesso con la città di Genova – cioè quello dal casello di Genova Ovest (Porto di Genova) sino all'abitato di Voltri – trasferendo il traffico passante sulla nuova infrastruttura, che si aggiungerà all'esistente, costituendone di fatto un potenziamento “fuori sede” .
Favorevoli e contrari
Il 4 dicembre 2012 fa scalpore una dichiarazione dell’allora Presidente degli industriali di Genova, Giovanni Calvini, a proposito della Gronda. Testuale: «Voglio essere chiaro. Questa giunta non può pensare che la realizzazione dell'opera non sia un problema suo. Perché guardi, quando tra dieci anni il Ponte Morandi crollerà, e tutti dovremo stare in coda nel traffico per delle ore, ci ricorderemo il nome di chi adesso ha detto “no”».
A stretto giro gli risponde Paolo Putti, consigliere comunale del Movimento CInque Stelle. Anche lui testuale, dal verbale del Consiglio comunale del 4 dicembre 2012, pagina 28:
«Io allora colgo l'occasione per manifestare il mio sentimento di rabbia rispetto a questa affermazione e devo dire anche un po' di stupore e poi, per facilitare la cosa, indicando il mio nome e cognome: Paolo Putti, consigliere del Movimento 5 Stelle, uomo libero che non ha voglia di fare carriera politica, non è questa la mia ambizione, che non ha interessi personali o di bottega, ma il solo interesse di fare il bene della comunità in cui vive e tra le persone che vivono nella mia comunità ci sono anche quegl'imprenditori che io, credo, fra 10 anni, andranno a chiedere come mai si sono sperperati 5 miliardi di euro che si potevano utilizzare per fare delle cose importanti per l'industria. Aggiungo. Magari questa persona dovrebbe, prima di utilizzare questo tono, un po' minaccioso (diciamo così) perché testualmente dice “Ci ricorderemo il nome di chi adesso ha detto no!”, informarsi perché dice che il Ponte Morandi crollerà fra 10 anni. A noi Autostrade, in quest'aula, ha detto che per altri 100 anni può stare in piedi...».
Quattro anni dopo, un articolo del Secolo XIX del 27 maggio 2016 dal titolo “Doria sulla Gronda: ora non serve più” descrive bene il dibattito pubblico a Genova sul tema infrastrutturale a cominciare, appunto, dalla posizione contraria dell’allora sindaco Marco Doria.
Giovanni Toti (presidente della Regione Liguria, Forza Italia): «Opera importante e necessaria. Avere rinviato ogni decisione sulla realizzazione della cosiddetta Gronda autostradale di quasi vent'anni è frutto di una serie grave di errori e omissioni da parte delle amministrazioni che si sono succedute in questi anni. Anzi, mi verrebbe da affermare che certi ritardi sfiorano ormai il dolo. L'opera non solo è importante, ma è necessaria».
Raffaella Paita (Capogruppo Pd in Regione Liguria): «Sulla Gronda di Genova la penso in maniera radicalmente opposta rispetto al sindaco Doria: quest'infrastruttura serviva cinque anni fa, serve oggi e servirà per il futuro della città. Non possiamo rinunciare a un'opera così importante per la crescita di Genova e della Liguria».
Alice Salvatore (Portavoce M5S in Liguria): «Come un pugile suonato, il sindaco Doria prende atto a distanza di 5 anni di come la Gronda sia un progetto inutile, dannoso e non necessario, come il Movimento 5 Stelle ripete da sempre. È l'ennesimo voltafaccia di un sindaco che ormai la faccia l'ha persa davanti ai cittadini».
Il legame tra il Ponte Morandi e la Gronda:
Il viadotto sul Polcevera era praticamente “a termine”: costruito negli anni Sessanta, si programmava quantomeno di declassarlo (il ministero delle Infrastrutture ha smentito che dovesse essere demolito) proprio dopo la costruzione della Gronda, la tangenziale da scavare tra le montagne dietro Genova per bypassare l'attuale nodo composto da pezzi di tre autostrade (A7, A10 e A12) le prime due delle quali sono particolarmente strette e tortuose nell'area urbana.
Dopo decenni di polemiche mai finite, come si legge sopra, l'operazione Gronda ha avuto l'ok della Ue, necessario per la sua architettura finanziaria. Vista la mancanza di soldi pubblici, l'opera verrebbe costruita da Autostrade per l'Italia, in cambio di quattro anni di proroga della sua concessione in vigore: la scadenza si sposterebbe dal 2038 al 2042. Un modo per mitigare i rincari tariffari dei pedaggi necessari per la Gronda e le altre opere “minori” (in prevalenza terze e quarte corsie) previste dall'accordo Governo-Aspi.
L'ok Ue è necessario perché l'operazione prevede che la concessione, invece di essere riassegnata con gara alla sua naturale scadenza come previsto dalle norme europee sulla concorrenza, venga prorogata a favore dell'attuale concessionario. Un meccanismo già applicato dall'Italia, che per questo era stata già più volte censurata dalla Ue. Non solo. Per evitare ulteriori problemi, nel 2014 è stato avviato un percorso per concordare con la Ue una deroga alle norme comunitarie. La Commissione Ue ha dato l'ok, ponendo alcune condizioni, come scrive in questo articolo Maurizio Caprino.
Ovviamente sono condizioni che valgono per tutte le opere autostradali prospettate dal Governo, tra cui le più importanti sono la Gronda di Genova e il completamento della Asti-Cuneo (della Satap, gruppo Gavino), con investimenti totali per 10 miliardi.
Ora in base a queste condizioni l'Italia deve decidere se proseguire rispettandole, bloccare tutto o violarle rischiando altre procedure d'infrazione. Sulla scelta stava pesando la contrarietà espressa in passato dal M5S alla Gronda. Ora si vedrà come la tragedia del crollo sul Polcevera influirà sulle delicata vicenda, che coinvolge interessi ai massimi livelli…
- Gronda di Genova, storia di un’opera contestata, soprattutto dai Cinque Stelle (il Sole 24 ORE)