di Pierluigi Battista
Non suscitano nessuna simpatia gli oltraggiatori della fede altrui, i professionisti della blasfemia, il bullismo esistenziale di chi offende con protervia i sentimenti religiosi di chicchessia. Ed era proprio indispensabile incendiare ancora le piazze islamiche con le vignette del Charlie Hebdo, mentre le autorità francesi annunciano per venerdì la chiusura di scuole e ambasciate e cercano di prevenire il peggio nelle strade di Parigi?
È indispensabile però uscire dall’ipocrisia. La reazione rabbiosa e finanche omicida dei fondamentalisti che hanno messo a ferro e fuoco le ambasciate occidentali non ha come bersaglio una vignetta stupida o un filmaccio dozzinale, ma le democrazie che ne permettono la diffusione e non esercitano in modo sistematico la censura di Stato.
Non vuole punire un singolo atto «blasfemo», ma odia gli Stati che non hanno i testi sacri come fondamento delle leggi. Considera la laicità un peccato, la libertà d’espressione un’empietà, una comunità non tiranneggiata dai guardiani dell’ortodossia un mondo marcio e meritevole di essere annientato.
Come ha scritto Angelo Panebianco su queste colonne, i fondamentalisti che bruciano e uccidono non sanno che cosa sia il concetto della responsabilità individuale e considerano le società che permettono l a l i b e r t à d’espressione molto peggio del singolo che può abusarne malamente. Hanno un’idea totalizzante della «blasfemia » e equiparano al «blasfemo » qualunque dissenso...
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