di Nicola Bellini (da Affari Internazionali)
Ormai da anni l’Italia ha smarrito una propria politica industriale. E in effetti persino sul termine c’è una confusione, a cui ha non poco contribuito l’ultima fase della politica economica italiana, stretta tra le esigenze di austerità ed un pervicace liberismo ideologico. Si parla di politica industriale in Italia in modo discontinuo, ora per invocare salvataggi industriali, ora invece per richiedere sostegno alle piccole e medie imprese, mentre sullo sfondo si snocciola imperturbabile l’antica litania dei lacci e lacciuoli che “non ci fanno lavorare”, degli sgravi fiscali sempre attesi, dell’insufficiente “flessibilità” del lavoro.
Nuovo valore
In realtà negli anni della crisi nuove consapevolezze sono affiorate. Il susseguirsi di crisi aziendali ha convinto molti dell’inutilità di inseguire le emergenze dei singoli casi, che rischiano di assorbire quote significative delle scarse risorse pubbliche per difendere situazioni di mercato e produttive indifendibili, senza risolvere ed anzi aggravando i drammi sociali. Questi si affrontano con politiche attive del lavoro, con imprese nuove e con investimenti pubblici mirati nella formazione, nella ricerca e nel trasferimento di tecnologie.
Il passaggio dalle consapevolezze alle strategie resta tuttavia incompiuto. Avere una strategia significa scegliere, avere priorità concrete e perseguibili, confrontarsi con consapevolezza con i “mega-trend” dell’economia globale. Scelte che parrebbero ovvie (come ad esempio quella sulla sostenibilità e sull’industria “verde”) richiedono volontà collettive forti e decisioni politicamente impegnative, che finora sono mancate.
L’assenza di una strategia di politica industriale è anche funzione di un’interpretazione della crisi che enfatizza l’elemento congiunturale, esogeno, in cui il ruolo determinante è attribuito alle dinamiche della finanza pubblica e dei mercati finanziari internazionali. La crisi è però anche e soprattutto altro, viene da più lontano dei problemi della finanza e ha implicazioni di lungo periodo…..
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