Emiliano Alessandri (da Affari Internazionali)
L’incontro tra il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan e il presidente Usa Barack Obama, previsto per il sedici maggio a Washington trova i due leader in mezzo al guado di una difficile revisione strategica. Nei piani di Washington, la Turchia sta di fatto emergendo come “vassallo” regionale di una superpotenza Usa che punterebbe a giocare un ruolo meno prominente in Medio Oriente. Ankara sarà chiamata a decidere se un maggiore allineamento con gli Stati Uniti in questa fase di profonda instabilità nel suo vicinato offra principalmente vantaggi o se, al contrario, crei ostacoli al perseguimento dell’interesse turco.
Dal canto suo, l’amministrazione Obama si trova costretta a decidere quanto una strategia di mero contenimento dell’instabilità regionale sia ancora sostenibile. Di fronte al crescente rischio di scivolamento dell'intera regione verso il conflitto, la delega ad alleati regionali come la Turchia potrebbe essere ritenuta come non più sufficiente, rimettendo all’ordine del giorno un impegno più diretto degli Usa.
Dall’incontro di Washington e dalle successive missioni di Erdoğan e del Segretario di Stato Kerry in Medio Oriente emergeranno indicazioni importanti circa la direzione prescelta. Non si può tuttavia escludere che, come in passato, si sviluppino dinamiche contraddittorie, come ad esempio quella che vede un'America profondamente indecisa sul da farsi, appoggiandosi almeno in parte ad una Turchia rimasta su posizione ambigue. …
prosegui la lettura integrale su affarinternazionali.it