di Francesco Merlo
Genova per noi … è l’Italia di oggi. Ad ogni stagione della politica, infatti, l’Italia diventa una città. Questo è il tempo della Genova di Beppe Grillo e dei tanti genovesi di successo e di qualità, talenti debordanti e senza regole come la loro città-mondo.
Non sono clan e non sono cosca, ma si vogliono bene attraverso i cieli carichi e le primavere leggere di questa nuova capitale politica che ha conquistato l’egemonia o – se preferite l’inglese del cretino cognitivo – ha preso il posto trendy e cool che fu via via della Milano di Berlusconi e della lega, della Roma di Andreotti e del Papa, della Palermo di Falcone e Borsellino, della Bologna di Prodi, Casini e Fini ma anche di Dalla e Morandi.
Ebbene oggi Grillo è per la smodata Genova un’idea come un’altra, la faccia buffa che ha preso un’antica indignazione carbonara, quella italianissima ma antipiemontese che partì appunto da qui, dalla scogliera di Quarto, con i soldi degli inglesi.
Anche Paolo Villaggio che lo aveva maltrattato – – dopo il successo elettorale ha riacceso il cuore genovese e lo ha paragonato a Mao: meglio di Mao, . E non credo che Fantozzi- Fracchia sia uno dei tanti che, flaianamente neogrillini, stanno saltando sul carro, il diciottesimo canto di Alessio Interminei da Lucca, e da poco più di una settimana ‘non hanno mai la lingua stucca’...
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