di Ugo Magri
Mancano 36 anni e 9 mesi al 2050 quando, scommette il profeta grillino Casaleggio, «l’intelligenza sociale collettiva permetterà di risolvere i problemi complicati del mondo». Quel giorno basterà un clic per decidere, facile come dire su Facebook «mi piace».
Non servirà più eleggere rappresentanti, provvederà la «web-democrazia». Ma già oggi, che siamo nel 2013, al Movimento 5 stelle questo Parlamento appare giurassico. E obsoleta la Costituzione che autorizza gli eletti a decidere di testa loro.
Secondo Grillo è una «circonvenzione di elettore», poiché l’onorevole può fare quanto gli aggrada, perfino «votare una legge contraria al programma». Per cinque anni, il fortunato se la spassa e nessuno gli chiede conto. Viceversa il voto, protesta Grillo, dovrebbe essere «un contratto tra elettore ed eletto».
Non è l’unico a pensarla così. Berlusconi ha fatto firmare ai candidati un contratto, appunto, dove gli promettono di «non tradire il mandato». E di astenersi dai cambi di casacca. «Voltagabbana», «opportunisti», «saltafossi»... Quanti epiteti vennero lanciati da destra contro Fini, dopo il celebre «mi cacci». Come in altri campi, il berlusconismo ha stravolto costume e politica, cosicché adesso sembra scontato che il deputato sia messo lì a pigiare i bottoni...
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