Inutile girarci attorno: le primarie del Movimento 5 Stelle si sono rivelate un fallimento. Dopo due giorni di attesa, nella speranza che Grillo pubblicasse i risultati ufficiali con dati trasparenti e definitivi, sono apparse chiare a tutti le criticità del “primo esperimento nazionale di voto via web”.
Il rischio di veder ridotte le “parlamentarie” ad una ristrettissima consultazione tra amici – per di più segreta, a mo’ di setta – era ben evidente già prima, e bastava tener conto della discutibile decisione di Grillo, o del più strategico Casaleggio, di riconoscere la possibilità di votare solo agli iscritti entro il 30 settembre (data, si noti, stabilita a fine ottobre).
Le poche notizie fornite da Grillo hanno confermato questo presentimento: “I voti disponibili erano circa 95.000 per 1.400 candidati”. A parte l’ambiguo utilizzo del termine “disponibili”, sintomo di una visione alquanto strana dei meccanismi democratici (voti che vengono resi disponibili e distribuiti dal padrone del partito, come se stessimo parlando di caramelle), i dati parlano da sé.
Se si considera che ogni elettore poteva votare tre candidati, a conti fatti si comprende che i voti espressi sono stati a malapena 32mila. Una media di 23 voti a candidato. Veramente pochi per chi si proclama secondo partito italiano, o addirittura primo (emblematica la battaglia contro la modifica del Porcellum, intesa come tentativo per evitare al M5S di vincere le elezioni).
Ma ciò che sorprende maggiormente è che, dopo settimane di entusiasmo, eccitazione, sbandieramento delle supreme virtù civiche internettiane da parte di Grillo, da Genova si sia improvvisamente scelto la strada del silenzio e dell’oscurità. Grillo ha detto quanti sono stati i “voti disponibili”, ma non quanti sono stati i voti espressi.
Sul suo blog non si trova traccia dei nomi degli eletti alle primarie, e per avere un’idea, come prima del voto, bisogna andare a sfogliare una pagina esterna al blog con l’elenco delle circoscrizioni. Qui, comunque, sono presenti solo graduatorie e non viene fornito il numero delle preferenze ottenute da ogni candidato.
A queste enormi lacune in termini di trasparenza e chiarezza, vanno aggiunti tutti i dubbi manifestati precedentemente al voto, e cioè: con quali meccanismi sono state garantite le operazioni di voto, chi ha fatto – e fa – parte del famoso staff che gestisce il blog, quali effetti hanno avuto i malfunzionamenti della piattaforma e i diversi attacchi hacker (se avvenuti realmente), chi ha vigilato sul corretto svolgimento del conteggio, chi ha deciso e per quali ragioni l’esclusione di alcuni candidati?
Domande alle quali, siamo sicuri, Grillo non risponderà. In fondo si è gia tornati alla routine, agli interventi con annessi sondaggi dai risultati meccanicamente e tristemente prevedibili, mascherati, anche questi, da strumento di democrazia partecipativa.
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