“Oggi, nella conferenza dei capigruppo, si prenderà atto che le regole del gioco sono quelle della legge Porcellum, e si archiverà - tacitamente o no - espulsa dal calendario, la proposta di riformarla”. Punta dritto al cuore della questione, Emma Bonino, riguardo alle oramai imminenti elezioni e alla conseguente situazione di illegalità aggravata in cui la tempestiva e prematura chiamata alle urne sta contribuendo a precipitare l'Italia.
Un Paese consapevole del fatto che, in vista dell'appuntamento elettorale, ognuna di quelle regole è stata infranta: “Tutta la parte pre-elettorale, la parte delle tribune in tv, quella sulla modulistica, quella di presentazione di liste, sulle firme, sembra sparita” spiega la leader radicale.
Quello che invece probabilmente i cittadini non sanno, ma che dovrebbero sapere nel momento in cui sono chiamati ad un “esercizio democratico”, è che chi non ha un gruppo parlamentare autonomo per presentarsi alla scadenza elettorale deve necessariamente raccogliere 160 mila firme autenticate.
Un'operazione, secondo Bonino, “evidentemente impossibile perchè queste regole del gioco sono fatte secondo il principio chi c'è c'è e chi non c'è – Firmigoni docet – le presenta per modo di dire”: a conti fatti, in sostanza, i radicali in tre settimane dovrebbero raccogliere legalmente 160 mila firme, con autenticatori, divise per regioni e per collegi.
Proprio per questo motivo la presentazione di una lista Bonino-Pannella, come sottolineato dalla senatrice, appare fuori contesto, quasi 'scontata', così come 'scontati' appaiono ai cittadini Marco Pannella e company, “una strana stirpe che c'è comunque, e comunque garantisce una voce di legalità”: il rischio che si corre sarebbe dunque quello della riproposizione di un'offerta, quella radicale, che non necessariamente di fatto risponde ad una reale domanda.
Torre Argentina non si presterà, dunque, a “un gioco di bari che è evidente”; e a quanti asupicano una sua nuova discesa in campo, Emma Bonino risponde di non ritenere, dopo 35 anni di istituzioni, “né indispensabile né automatica una candidatura”, sopratuttto in una situazione in cui si assiste al colpo di mano, “e in grande stile, di una partitocrazia che ritorna anche più famelica di prima, ancora più disordinata di prima”. (red)
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