Dopo i battibecchi tra cariche dello Stato che si sono un po' lasciate andare sulle tempistiche e sulle nomine partitocratiche in Rai, la fumata bianca si è levata alle nove si stamattina dall'aula della Commissione di Vigilanza, che ha eletto i sette consiglieri d'amministrazione dell'azienda di informazione di Stato, la Rai.
Secondo il Presidente della Commissione di Vigilanza Sergio Zavoli “qualcosa da oggi non sarà più come prima nel rapporto tra una politica malintesa e l'Azienda. Il segno dell'apertura di un varco c'è e va colto in un momento difficile per il Paese, che chiede a tutti legittimità e confronto, coesione e spirito costruttivo”.
Zavoli a margine della votazione si è chiesto se abbia vinto “l'ottimismo o lo stato di necessità”, ricordando che alla Commissione spetta il “dovere di contribuirerte al compito che il Parlamento si assume attraverso questa Bicamerale di vigilare sulla crescita di un'azienda incaricata di Servizio pubblico”.
La votazione ha portato indietro le alleanze partitocratiche a prima di dicembre: Lega e Pdl hanno votato compattamente Antonio Pilati, Antonio Verro, Maria Luisa Todini e Guglielmo Rositani, mentre Pd e Idv hanno eletto Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi; il Terzo Polo infine ha indicato Rodolfo De Laurentiis.
Non ha votato il radicale Marco Beltrandi che ieri aveva parlato di “spettacolo penoso, inevitabile conseguenza di un modo di eleggere i componenti del Cda Rai del tutto inadeguato e reso ancora peggiore da scelte incomprensibili della Commissione di Vigilanza Rai contro le proposte radicali presentate reiteratamente con mesi (anni) di anticipo”. Beltrandi ha rincarato oggi la dose con l'astensione dal voto e con parole di fuoco per Zavoli in primis, ringraziato per “la gestione di regime” e per i “partiti che non hanno voluto audire pubblicamente i candidati”; e anche per il Presidente Schifani per la “ratifica dell'errore, grave, circa la nomina di Viespoli che “non poteva avvenire a seggio aperto, come oggi è avvenuto”: una “lottizzazione partitocratica” sulla quale poggia tuttavia il diritto dei cittadini ad informarsi, ovverosia la base della democrazia moderna.
Ora bisognerà solo attendere l'elezione formale della Presidente designata da Mario Monti, Anna Maria Tarantola, e la designazione del direttore generale (Luigi Gubitosi, già indicato dal Primo Ministro), come previsto dalla legge Gasparri, la cui paternità è attribuita anche al consigliere Antonio Pilati (che la disconosce, ma come biasimarlo?).
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