Dopo il mancato voto di fiducia al “Decreto aiuti” da parte del Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio Mario Draghi si è presentato in Parlamento e, sebbene il governo disponesse ugualmente di un’ampia maggioranza senza i parlamentari contiani, ha deciso di rimettere il mandato nelle mani del Capo dello Stato che ha poi firmato il decreto di scioglimento delle Camere anticipando il voto politico al prossimo 25 settembre.
Siamo così entrati in una campagna elettorale che si annuncia, già dalle prime battute, attraversata da estremismi e isterismi, alimentati da media il cui vero proposito è quello di inaridire il terreno della partecipazione democratica e favorire così poteri e oligarchie fuori controllo.
Intanto, forze politiche sempre meno consapevoli della loro marginalità e ininfluenza danno ampia dimostrazione di presentarsi incoerenti e disomogenee davanti a un elettorato sempre più confuso e disinformato.
In tutti gli schieramenti della partita si riscontrano, infatti, plateali contraddizioni che allontanano la probabilità di avere un Parlamento capace di attuare interventi utili alle esigenze presenti nel Paese. Il Centrosinistra a trazione PD punta a presentarsi come difensore e continuatore dei provvedimenti istruiti dal premier Draghi, ma non esita a comprendere nella coalizione quanti come Sinistra italiana gli hanno sempre votato contro.
Ugualmente il Centrodestra pretende di proporsi come alternativo, nonostante Lega e Forza Italia abbiano sino a ieri fatto parte della maggioranza. Forze come Azione di Calenda e Italia Viva di Renzi si propongono come promotori di una fantomatica “agenda Draghi”, in nome dell’avversione al sovranismo populista proprio mentre non manca chi rimprovera proprio al governo Draghi di aver ceduto coi bonus a pioggia e l’anti-parlamentarismo alle sirene della demagogia.
Ci sono dunque tutte le premesse perché prevalgano ancora una volta tutte le condizioni che hanno finora condannato il nostro Paese in uno stato di pre-modernità, che non prefigura la capacità di dar vita prossimamente a un governo improntato su un metodo realmente pragmatico e riformatore.
Ne discute, in questa conversazione con Luigi O. Rintallo, il direttore di «Quaderni Radicali» e «Agenzia Radicale» Giuseppe Rippa.
- 25 settembre: un voto che non prefigura nessuna novità. Conversazione Rippa/Rintallo
(Agenzia Radicale Video)
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