La riconferma a Presidente della regione di Stefano Bonaccini, conquistata senza simboli dopo il voto in Emilia Romagna del 26 gennaio, ha fatto registrare nel PD una reazione che lascia perplessi chi ritiene prioritario riconquistare spazio alla politica e alla sua capacità di agire sulla realtà.
Perché ciò possa avvenire è necessario disporre di strumenti e metodi di intervento che rivitalizzino un’impostazione davvero democratica e liberale. Niente di tutto questo si profila invece nel PD, che resta quanto mai incapace di affrontare quella “questione liberale” da tempo indicata come decisiva per il rilancio di una stagione di cambiamento e di riforme.
La rincorsa del “movimento di piazza”, l’invocazione di un allargamento a istanze confuse e prive di chiari contorni, oltre che la conferma della collaborazione coi 5Stelle allontanano il PD da tutto ciò e lo fanno regredire nel ruolo di un Pigmalione che coltiva – come già in passato – facili demagogie, capaci di pregiudicare la coerenza di un approccio pragmatico alle questioni che abbiamo oggi di fronte.
E conferma come nel centro-sinistra prevalga in primo luogo l’assillo per il mantenimento delle posizioni di potere, prima ancora della volontà di rimuovere le incrostazioni che impediscono il dinamismo sociale e il superamento dei ritardi strutturali del Paese.
Aver scampato il ribaltone in Emilia Romagna certamente ha fatto tirare un sospiro di sollievo al segretario Zingaretti, ma non significa per niente che si dispone di abbastanza fiato per affrontare una gara.
Né tanto meno ha senso pensare di potersi rinchiudere per altri due anni in un fortino, scongiurando il voto politico e predisponendo l’elezione di un Capo dello Stato in contrapposizione con i partiti di minoranza.
Se nel centro-sinistra dovesse prevalere questa tentazione, si produrrebbe un danno per tutto il Paese perché di fatto si anteporrebbero gli interessi di parte a quelli generali. Senza contare che il prossimo referendum sulla riduzione dei parlamentari, che vinca il SI o il NO, mette in crisi la rappresentanza parlamentare e spinge necessariamente verso il rinnovo del Parlamento prima comunque della scadenza del mandato di Mattarella.
Un PD ripiegato su questo tipo di tatticismi e disposto a inseguire i cascami dell’anti-politica, collocati sul mercato del dibattito pubblico dal sistema informativo condizionato dalle oligarchie dominanti degli apparati e del potere economico, diventerebbe il principale ostacolo sulla via del rinnovamento.
Giuseppe Rippa, nel bloc-notes video allegato, prova a riassumere alcune delle riflessioni che nascono dal voto in Emilia-Romagna e Calabria.
Bloc-notes di Rippa: Il voto in Emilia-Romagna e Calabria: l’Italia resta nel pantano (Agenzia Radicale Video)
(servizio video Antonio Marulo)
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