Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

24/12/24 ore

Quel carrozzone pubblico del vincitore



In un'estate turbolenta e tragica vederli all'opera è stato fin qui uno spettacolo, diciamo. Una spettacolo – beninteso – imbarazzante, preoccupante, deprimente. Ne hanno messe in fila una dietro l'altra, tra approssimazione, ignoranza della materia, presunzione, confusione di idee e di opinioni, condite dalla solita demagogia mista a qualunquismo sempre utili anche nel momento meno opportuno a raccattare consensi.

 

Il crollo del ponte a Genova, con tutto quel che ne è seguito, ha fugato poi gli ultimi dubbi sulla natura dell'alleanza grillo-leghista, confermando alcuni tratti peculiari per altro già emersi. In primis, la voglia di carrozzone pubblico che soprattutto dalla sponda a 5 stelle pervade in filigrana il “cambiamento” annunciato.

 

L'ipotesi di nazionalizzazione delle Autostrade è solo l'ultima delle trovate in tal senso che sono allo studio, mancando totalmente la memoria a medio-lungo termine che aiuti a ricordare a costoro dove ha portato l'intervento omnicomprensivo dello stato nell'economia.

 

Nondimeno andrebbe fatto tesoro dell'esperienza a proposito delle cosiddette privatizzazioni all'italiana confuse volutamente con il "liberismo selvaggio", per non ripetere gli errori che hanno portato i nostri capitalisti per finta – dei quali la famiglia Benetton resta autorevole portabandiera – a gestire in modo discutibile gli ex monopoli di stato. Ma ciò non per prefigurare un ritorno a un passato solo in parte “glorioso” quale toccasana per tutti i guai del Belpaese. Anche perché il piatto piange più che mai.

 

In questi casi le parole magiche che vengono in soccorso sono sempre quelle: Cassa depositi e prestiti, che i nuovi governanti vorrebbero utilizzare come bancomat per tutte le occasioni. Fermo restando la speranza di poter sforare impunemente i parametri europei, in barba al colossale debito pubblico, per tenere fede alle spudorate quanto velleitarie promesse elettorali.

 

In proposito crescono i timori per l'attacco prossimo venturo allo spread, così come preconizzato da autorevoli rappresentanti della maggioranza. Si grida preventivamente al complotto, inconsapevoli e incoscienti forse dell'effetto che sta suscitando il parlare a vanvera dal 5 marzo a questa parte.

 

Si trascura il fatto che nel dubbio gli investitori si mantengono quanto mai guardinghi e prudenti, quando non decidono di darsi alla fuga come dimostrano gli ultimi dati di giugno. Per contro il governo sa solo “rassicurare” i mercati con le uscite del suo fuoriclasse Paolo Savona sull' “alternativa esterna” di madre Russia in caso di attacco speculativo e in mancanza del pronto soccorso della Bce: non proprio un secchio d'acqua su un fuoco già ben alimentato. (A.M.)

 

 


Aggiungi commento