A un certo punto c'è stato pure chi parlava di un clamoroso sorpasso che avrebbe stravolto gli equilibri a sinistra. Alcuni sondaggi avevano tenuto viva l'illusione: con Micari quarto e il successo di Claudio Fava si sarebbe così andati ben oltre il semplice fuoco “amico” dalemiano per far perdere il Pd in Sicilia.
Alla fine, si è trattato solo di suggestioni, perché i voti della cosiddetta sinistra radicale allargata ai fuoriusciti del Pd sono ben lontani dai numeri pronosticati e raggiungono livelli più o meno pari allo storico zoccolo duro. Anzi, come spesso accade in politica, la somma non fa il totale e il 5/6 percento circa di consensi al candidato rappresentano grossomodo la stessa percentuale raggiunta nel 2012 senza l'appoggio di Mdp e di Possibile (Civati), che allora non esistevano.
Nel momento in cui scriviamo resta ancora non certo il superamento dello sbarramento della lista d'appoggio "Cento passi", anche se Fava nel discorso post elettorale ha salutato l'ingresso in Regione della Sinistra dopo due legislature. Comunque vada, la circostanza consolatoria non cambia i termini di una questione che tra velleitarismo e autolesionismo, se proiettata in modo uguale a livello nazionale, trasformerebbe una sconfitta già probabile in una debacle senza precedenti di tutto il centro sinistra. (red.)
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