Eh già, sono “ancora qua: fondamentali protagonisti del cambiamento del paese, centrali per governarlo dopo le elezioni”. A molti potrebbe sembrare una minaccia, comunque è quanto si prefigge l’Udc, che in questa fine settimana, in pompa magna, ha piazzato due colpi: ha battuto sul tempo il tentennante Berlusconi sulla parola Italia nel simbolo; ha messo il cappello per primo sul governo Monti bis dopo le elezioni.
La strategia appare chiara: raccogliere attorno al partito post-democristiano tutte quelle forze che vedono in Monti l’unica alternativa allo stesso Monti, sperando nel botto alle elezioni. Del resto, i tempi sembrano propizi e, nel marasma della politica italiana, i democristiani di lungo corso che albergano nel partito di Pierferdinando Casini risultano i più attrezzati a navigare acque agitate, a maggior ragione se dovesse passare la riforma elettorale – non a caso molto caldeggiata - con l’introduzione delle preferenze.
Nel frattempo, procede a gonfie vele la campagna adesioni all’interno del governo tecnico, giusto per portarsi avanti con il lavoro. Da un lato, c’è il ministro Passera che ogni giorno che passa fa sempre meno misteri sulle sue ambizioni politiche. Dall’altro, il ministro Riccardi, attivissimo, che da buon fondatore della comunità di Sant’Egidio, non può che accasarsi nell’Udc.
Fra “gli imprenditori prestati alla politica", invece, Emma Marcegaglia è quella che ha manifestato il maggiore entusiasmo per il progetto neo-democristiano di una Lista per l’Italia e, malgrado le smentite, sembra lì lì per fare il grande salto. Protagonista di una delle stagioni più scialbe di Confindustria, c’è chi addirittura la vede come faccia nuova da spendere alle prossime elezioni. Fermo restando l’obiettivo del Monti dopo Monti: vero Cavallo di Troia per sfondare al centro, dopo un ventennio circa di bipolarismo all’italiana.
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