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15/11/24 ore

Le 10 domande che non "scomodano" Renzi


  • Ermes Antonucci

“Caro segretario, non aver paura di noi, di chi ti dice le cose in faccia; devi aver paura di chi te le dice dietro”. “Il Pd parla del «papello» e delle correnti e non dell’occupazione delle donne”. “Le tasse le pagano solo i soliti noti”. “Mi piacerebbe che l’Europa facesse politica”. “C'è una parte di noi che quando Berlusconi andrà in pensione sarà in crisi perchè ha vissuto solo di antiberlusconismo”. “Se vinco sceglierò ministri più bravi di me”. “Bisogna avere il coraggio di tirare il calcio di rigore e noi ci proveremo”. Questi slogan hanno caratterizzato l’intervento di Matteo Renzi alla Festa Democratica di sabato sera a Firenze.

 

Davanti ad una platea strapiena, il lanciatissimo rottamatore democratico ha dato vita ad uno show rivelatosi privo di concreti contenuti ma colmo di confortevoli motti ed affabili massime.

 

Renzi avrebbe potuto cogliere l’occasione per rispondere dinanzi ai suoi cittadini alle 10 domande poste da Antonio Polito sul Corriere, cosa che ha fatto, tuttavia, solo oggi e in maniera assolutamente parziale. Europa, debito, lavoro, diritti: anche se sarebbero ben più di dieci le questioni da avanzare, quelle di Polito risultano decisamente interessanti, ma finiscono per scontrarsi con una risposta non all’altezza.

 

Il sindaco di Firenze esordisce annunciando che si limiterà “ad una minima riflessione politica”, dato che il 13 settembre verrà presentata la prima bozza di programma “che sarà discussa da centinaia di comitati in tutta Italia e diventerà il programma a novembre”. Un modo intelligente di mettere le mani avanti e ritagliarsi la libertà di rispondere solo alle domande di proprio gradimento.

 

Se sull’Europa la proposta di Renzi risulta valida (“Il futuro è l'unione politica. Se non ci diamo quell’obiettivo, l'euro sarà un fallimento, spread o non spread“), ma comunque in linea con la posizione del “vecchio” Pd e dell’anziano Bersani, sul progetto di riduzione del debito pubblico permangono forti dubbi.

 

“Renzi - si è chiesto Polito - si propone di «portare il rapporto debito/ Pil al 100% in tre anni». Si tratterebbe di un’impresa titanica: 400 miliardi di euro da restituire in 36 mesi, a un ritmo più che doppio rispetto a quello che ci impone il Fiscal Compact europeo. Quale parte del patrimonio dello Stato intende vendere e quale parte del patrimonio degli italiani intende tassare, per riuscirci?”. La risposta di Renzi è decisa: “Sì, vogliamo ridurre il debito pubblico ma senza aumentare le tasse”. In che modo? “Occorre insistere su un ambizioso processo di dismissioni e di privatizzazioni”. Un piano impegnativo, vista la portata, e di dubbia credibilità per un sindaco che sotto la sua amministrazione ha visto aumentare del 20% i debiti del proprio comune.

 

Sul lavoro Renzi ribadisce che il problema non è l’art. 18 ma “un corpus di oltre duemila norme che genera incertezza sia per i lavoratori che per le aziende”, ma nulla dice riguardo ai bonus alle famiglie e ai laureati (domanda n. 4), le infrastrutture (domanda n. 5), la sua proposta di un’amnistia condizionata per i politici corrotti (domanda n. 6), la legge sulle intercettazioni (domanda n. 7), matrimonio gay e adozioni (domanda n. 8), future alleanze in caso di vittoria alle primarie (domanda n. 9), possibile nascita di un’altra «componente» del Pd “come hanno finora fatto tutti i candidati sconfitti” (domanda n. 10).

 

Insomma, Matteo Renzi si è limitato a rispondere a tre sole domande su dieci, per poi concludere, paradossalmente con questa osservazione: “Magari non tutti saranno d'accordo con noi, ma quello che è sicuro è che al centro della politica italiana, per una volta, ci saranno i contenuti. E non l'ennesimo dibattito sui contenitori”. Di quali contenuti si stia parlando non è ancora chiaro.


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