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16/11/24 ore

Carceri, un galeotto è per sempre: Adriano Sofri consulente agli Stati Generali. Anzi no



«Un’iniziativa che mira a raccogliere il contributo di idee e proposte di avvocati, magistrati, docenti universitari, operatori penitenziari e sanitari, assistenti sociali, volontari, garanti delle persone detenute, rappresentati della cultura e dell’associazionismo civile in prospettiva di un cambiamento profondo del sistema di esecuzione della pena». Questo il senso - spiegato dal capo di Gabinetto del ministero della Giustizia, Giovanni Melillo, dell’istituzione degli Stati Generali dell’esecuzione penale avviati il 19 maggio scorso.

 

In quest’ottica, come “consulente” in materia di «Istruzione, cultura e sport» - nominato dal ministro Orlando con decreto del 19 giugno 2015 – pare figurasse anche Adriano Sofri, personaggio scomodo per il suo passato di galeotto, dopo la condanna controversa a 22 anni come mandante dell’omicidio del Commissario Calabresi, nella turbolenta stagione di guerra civile degli anni 70 del secolo scorso.

 

Per certi aspetti non sorprende, quindi, la polemica che si è scatenata una volta appresa la notizia. In primis si sono mossi i rappresentanti delle forze dell’ordine, insorgendo contro la scelta del ministro di Giustizia anche con paragoni al quanto infelici. “Meno male – ha detto infatti il segretario del sindacato di Polizia penitenziaria Donato Capece –che ci hanno risparmiato Totò Riina, che magari avrebbe potuto parlare di una revisione del regime penitenziario duro del 41bis”. Dal canto suo, il Sap ha bollato come “inaccettabile” l’incarico a Sofri e con Gianni Tonelli, segretario del sindacato di polizia, ha sottolineato che “il nostro paese ha la formidabile capacità di rivalutare delinquenti, mascalzoni, ex terroristi e assassini… E ha un’altrettanta capacità di svilire la memoria delle vittime e abbandonare i loro familiari…”.

 

Ora, va detto che l’ex leader di Lotta continua, proprio per i suoi trascorsi e la sua esperienza diretta, può fornire effettivamente un valido contributo alla causa, oltre che per lo spessore intellettuale, come persona informata dei fatti sul campo. Va ricordato, altresì, che la persona in questione, dichiaratosi sempre innocente, ha scontato la sua pena e secondo i principi di uno stato di diritto che punta alla piena riabilitazione una volta espiata la colpa e “non rivalutazione” come dice Tonelli, avrebbe tutto il diritto di non essere marchiato a vita come delinquente et similia da un Gasparri o un Salvini qualsiasi, per esempio.

 

Non cade, ma rasenta questo errore, a proposito di familiare, Mario Calabresi, che con un twitt garbato, come si confà a un direttore del giornale della famiglia Agnelli, ha chiesto spiegazioni al ministro Orlando, perché “Sentire pareri diversi è sempre giusto ma non comprendo la scelta di far sedere #Sofri al tavolo della riforma.”

 

A stretto giro è giunta invece la spiegazione del diretto interessato, Adriano Sofri, che fra l'altro scrive: «Si è sollevato un piccolo chiasso attorno alla mia “nomina” da parte del ministro della Giustizia come “esperto” di carcere. Il mio contributo si era limitato a una conversazione telefonica con un autorevole giurista, e all’adesione a una eventuale riunione futura. Alla quale invece non andrò, scusandomene coi promotori, perché ne ho abbastanza delle fesserie in genere e delle fesserie promozionali in particolare». Fine della storia. (A.M.)

 

 


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