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16/11/24 ore

Comune di Roma, l’ “impresentabile” Di Battista


  • Ermes Antonucci

A rigor di logica, per le regole del M5S, sarebbe un "impresentabile" anche lui. Parliamo di Alessandro Di Battista, uno dei volti più noti del movimento fondato da Beppe Grillo, e che ora vorrebbe, a furor di popolo (della Rete), spodestare il traballante Ignazio Marino e diventare sindaco di Roma.

 

Le rigide regole di comportamento imposte dai due guru moralisti (Grillo e Casaleggio), tuttavia, sono chiare: qualunque eletto deve concludere il proprio mandato prima di poter candidarsi a ricoprire un'altra carica istituzionale. Un controsenso, se si pensa che quella parlamentare è la migliore vetrina per la selezione di candidati che, forti del consenso guadagnato durante la permanenza in parlamento, potrebbero aspirare a guidare realtà politiche locali, ancor di più se si parla della Capitale.

 

Formalmente, però, le regole sono le regole, specie per coloro che si prefiggono di essere "duri e puri" e che organizzano autocelebrative quanto ipocrite "notti dell'onestà" (l'ultima ieri proprio ad Ostia). Eppure, questa volta, il richiamo di una possibile conquista del Campidoglio (dopo Mafia Capitale, il M5S primeggia nei sondaggi) è più forte di qualsiasi altra considerazione, e i grillini si dimostrano così pronti a mettere da parte, per una volta, il regolamento del movimento in prospettiva di una vittoria, un po' come successo nel tanto criticato (ma ora emulato) caso di Vincenzo De Luca in Campania.

 

Pare, infatti, che i militanti pentastellati non abbiano gradito le parole del braccio destro di Grillo, Gianroberto Casaleggio, che avrebbe sbarrato la strada a Di Battista in quanto "ogni volta che deroghi a una norma, praticamente la cancelli". Il visionario co-fondatore del M5S è stato quindi vittima di una vera e propria mailbombing da parte dei grillini più ardenti, che scalpitano all'idea di vedere il "Dibba" alla guida della spedizione elettorale in terra romana.

 

Di fronte alla massiccia mobilitazione, Casaleggio sarebbe pronto ora a cercare una soluzione per aggirare di fatto il divieto, in maniera incoerentemente utilitaristica come i "peggiori politicanti" che tanto si vorrebbe mandare a casa.

 

Già si sprecano interpretazioni ermeneutiche delle parole del guru, come quella per cui quest'ultimo, in realtà, intendeva dire che ad essere inaccettabili sono le "deroghe prese dall'alto", col risultato che ogni problema sarebbe superato se a dare il via libera alla candidatura di Di Battista ci pensasse il "popolo della Rete" attraverso un referendum online.

 

Vedremo se questa ricostruzione risponde al vero, e se quindi il duo al comando deciderà di concedere il richiestissimo referendum. L'obiettivo della politica grillina non sarà quello di conquistare poltrone, ma sta di fatto che, nonostante Marino sia ancora sindaco di Roma e le elezioni comunali restino ancora solo una vaga ipotesi, nel Movimento 5 Stelle già iniziano a scapicollarsi per raggiungere la poltrona più alta in Campidoglio.

 

 


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