La cosiddetta “buona scuola” rischia dunque le calende greche. Colpa dell’ostruzionismo parlamentare, fatto di migliaia di emendamenti presentati da un’opposizione riottosa. Sulle prime, Matteo Renzi ha pensato bene di agitare l’arma del ricatto su l’unico punto che ha messo, manco a dirlo, tutti d’accordo: le migliaia di insegnanti precari da assumere da settembre, che rimarrebbero invece tali se la riforma dovesse slittare.
L’ipotesi agita il sonno di chi, pur considerando una schifezza il tutto, vuole invece a tutti i costi l’infornata ancien regime a prescindere. In proposito, il braccio di ferro in atto è sintomatico del grado di novità, nella visione e nell’approccio alle questioni, che alberga nelle menti tanto del governo quanto delle opposizioni.
E se da un lato - si legge in un suo post su Facebook - il Premier sottolinea come il ddl in discussione preveda “una diversa organizzazione basata sull’autonomia, più soldi per la formazione e finalmente il merito nella valutazione..., ma poi lancia e se ne vanta la carica dei centomila, che poco si concilia con la presunta idea nuova di buona scuola; dall’altro lato c’è chi invece sta facendo di tutto per affossare una riforma che non piace, ma poi reclama lo stralcio sui precari e, con buona pace delle critiche fin qui mosse sulla decretomania di Palazzo Chigi, propone un legge urgente ad hoc che assuma tutti e subito.
Tanto paga Pantalone, il cui debito, a proposito, ha raggiunto un nuovo record, secondo gli ultimi conti di aprile. Ma evocarlo si rischia di annoiare il ministro dell’Economia Padoan. Bontà sua!
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