Negli ultimi tempi si è distinta, fra l’altro, per la spudoratezza con cui si è scagliata contro la legge del Governo Monti, da ella stessa votata a suo tempo, dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale a proposito del blocco della rivalutazione pensionistica per esigenze di bilancio: una pratica molto in voga tra gli esponenti della diaspora post-berlusconiana che cerca altrove la verginità politica perduta.
Ma in questo, Giorgia Meloni riesce comunque ad avere gioco più facile, perché si può avvalere delle coccole mediatiche di cui è destinataria da un anno almeno, - in qualità di giovane rottamatrice designata a destra, che può alle volte piacere anche a chi si colloca dall’altra parte della barricata e che da sempre ha agitato il vessillo della superiorità morale della sinistra, come Roberto Vecchioni.
Il noto cantautore/compagno - al programma radiofonico Un giorno da pecora - ha infatti detto che l’ex ministro della Gioventù del Governo Berlusconi è "una delle tre o quattro donne della politica italiana che mi piace di più”, perché “dice sempre quello che deve dire e lo dice in maniera attenta, non si bea, non si interessa di questioni di sinistra o di destra".
Lui, di tali questioni, se n’è invece sempre interessato, spiegandone professoralmente la differenza sostanziale. Come fece al Congresso del Lingotto dei Democratici di sinistra nel 2000, quello di “I care” per intenderci, quando disse che “pensare a destra significa usare la vita per appropriarsi degli uomini e delle cose; pensare a sinistra significa usare le cose e stare con gli uomini per conquistarla, la vita”.
In questo, anche Giorgia Meloni, con i suoi Fratelli d’Italia, ha fatto evidentemente passi da gigante. Tant’è che l’autore di Samarcanda la segue “ogni volta che c'è un dibattito, perché – sottolinea- mi rappresento nelle cose che dice", essendo, a dispetto della già gloriosa biografia, “più a sinistra di Renzi”.
Chissà se la diretta interessata, ben piantata sulla linea del Piave, in proposito è d’accordo.
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