Sostiene di voler far "rivivere" la Dc, e per questo ha deciso di sostenere il Pd di Renzi in Campania. Le motivazioni date dall'intramontabile Ciriaco De Mita alla stipulazione dell'alleanza tra una parte della sua Udc ed il candidato democratico Vincenzo De Luca in vista delle elezioni regionali del prossimo 31 maggio, valgono più di ogni ardita evocazione giornalistica sul ritorno al potere della Balena bianca.
Lo strappo del partito centrista dal candidato del centrodestra Stefano Caldoro e dall'Ncd, suo alleato a livello nazionale, è stato un vero e proprio colpo di scena, perché avvenuto senza alcuna avvisaglia e per di più sul filo di lana, poche ore prima della scadenza della presentazione delle liste elettorali. Ma c'è chi vede, nel ribaltone, un significato politico ben più profondo di un normale accordo tra partiti in campagna elettorale.
Se in effetti l'87enne ex presidente del Consiglio ed ex segretario della Dc, oggi sindaco del piccolo comune di Nusco nell'avellinese, ha scelto di abbandonare dopo cinque anni la coalizione del governatore campano uscente e di approdare, con tutta la sua buona storica fetta di elettorato, nell'orbita del nuovo Pd renziano, è evidente che qualcosa di vero, nei proclami sulla trasformazione della compagine democratica in un grande "partito della nazione", ci sia eccome.
Certo, si dirà, De Mita non è nuovo nell' "ambiente", provenendo dalla Margherita, e sicuramente non fa parte del folto gruppo dei dogmatici sostenitori dell'attuale premier, essendosi anch'egli allineato di recente agli allarmi sul pericolo di una "deriva autoritaria" nel paese; tuttavia non può non essere notato che la decisione del leader dell'Udc in Campania finisce col trovare le sue basi, per stessa ammissione dell'autore, in un disegno politico definito, nel quale la "democristianeria" di Renzi gioca un ruolo fondamentale.
Se, in altre parole, l'ottuagenario ex capo del Governo giunge al punto di legittimare il proprio sostegno a De Luca come parte del "compito" prefissatosi di "recuperare la grande storia democristiana ed il grande ruolo che ha avuto la Dc nel Paese", ciò è reso possibile proprio perché la svolta maggioritaria impressa da Renzi nel panorama politico italiano ha permesso, assieme ad una sfrontata e populista propaganda di governo, di generare una sorta di clima di conciliazione nazionale con non pochi rimandi a quello di stampo democristiano che caratterizzò la Prima repubblica.
Il risultato è che nella totale assenza di alternative, l'incontro e lo scontro di idee, necessari al pieno funzionamento di una democrazia, vengono messi da parte, determinando innumerevoli contraddizioni. Era lo stesso De Luca, per fare un esempio, a definire qualche anno fa De Mita come "il problema politico della Campania, di cui non se ne può più". L'ultimo dei conflitti sacrificati, improvvisamente, sull'altare del renzismo.
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