Renzi uguale Berlusconi. Anzi, meglio: una versione riveduta e corretta, ringiovanita e migliorata. Renzi frutto avvelenato del berlusconismo. Anzi, no: conseguenza diretta dell’antiberlusconismo. Renzi quale nemesi storica della sinistra e in particolare del Pd, già Ds-Pds-Pci… Insomma, la letteratura in proposito è ampia e variegata, alla ricerca disperata del perché di un fenomeno che vede in qualche modo i due personaggi politici legati da un inevitabile destino.
Il sedicente patto del Nazareno ha suggellato un accordo sulle riforme istituzionali, ma in pratica ha fatto rinascere sotto mentite spoglie il governo delle "larghe intese", meglio definibile oggi delle "reciproche debolezze".
Renzi ha così saputo trasformare il divide et impera in indebolisci per governare o per tirare a campare di andreottiana memoria: del Pd è in sostanza il commissario liquidatore, proprio mentre gli consente di raggiungere il più ampio successo elettorale; contemporaneamente sfrutta la connaturata insipienza del Ncd di Alfano, messo per l’occasione ad abbaiare senza mordere mentre fa la guardia al bidone; intanto, mentre Grillo si annulla da solo, può contare sull’ex cavaliere di Arcore, strategicamente coperto dietro quello che ritiene in un certo senso il suo miglior erede, quale prestatore di voti di ultima istanza.
Brunetta e compagni fingono infatti di opporsi facendo ogni tanto un po’ di ammuina mediatica, perlopiù sulla politica economica, tanto quando serve – ed è già accaduto - si parte in pronto soccorso sugli incidenti di percorso parlamentare o alla peggio si mandano continui segnali che all'occorrenza si è pronti a farlo.
L’ultimo di buona volontà in tal senso, questa volta esplicito, è quello relativo ai provvedimenti in materia di Unioni civili omosessuali secondo il modello tedesco e di cittadinanza agli stranieri con il cosiddetto ius soli temperato, annunciati recentemente come prossime sfide renziane. Praticamente una bestemmia per una parte dell’elettorato, che potrebbe definitivamente abbandonare Berlusconi, distribuendosi fra Lega, Grillo, Fratelli d’Italia e ciò che resta dei cosiddetti alfaniani.
Tuttavia, Berlusconi sembra poco preoccupato della cosa ed è anche consapevole, probabilmente, che schiacciarsi sulle posizioni di Renzi gli farà perdere voti anche al centro. Del resto, non gli rimane molto altro da fare, visto che tutte le volte che ha cercato di alzare la testa è stato bastonato. Meglio quindi un basso profilo, in una comunione d’intenti su alcuni punti essenziali con il Governo Leopolda, finalizzata innanzitutto a far durare la legislatura fino al 2018,salvaguardando se stesso e l’impero economico che rischia di crollare con lui.
Intanto, cerca di mostrare sicurezza e voglia di tornare alla ribalta, non appena la Corte dei diritti Ue – lui ne è sicuro – gli darà giustizia e manda segnali d’incoraggiamento al suo sbandato esercito col morale a pezzi: "Forza Italia non ha bisogno di rinascere – dice - è viva e vegeta...".
Ed è proprio quel "vegeta" che forse non convince molti dei suoi.
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