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16/11/24 ore

La politica di marketing del Blog di Grillo


  • Ermes Antonucci

Quanto guadagna Beppe Grillo, leader del M5S, con il suo blog? Si tratta di una domanda che qui su Agenzia Radicale ci eravamo posti già diverso tempo fa, e che ora pare essere venuta in mente anche a diversi giornali mainstream, come l’Unità e La Repubblica.

 

Proprio ieri il giornale diretto da Ezio Mauro ha pubblicato un’inchiesta che cerca di quantificare “la pioggia d’oro” che cadrebbe nelle tasche dell’ex comico genovese ogni giorno grazie alla marea di spot presenti sul suo blog.

 

Il giornale ha simulato una reale campagna pubblicitaria, acquistando direttamente spazi nelle pagine di www.beppegrillo.it per inserire i propri annunci, ed è giunto alla conclusione che il fatturato della Casaleggio Associati, gestore del sito, sarebbe “tra i 384mila e i 768mila euro annui, probabilmente assestato a metà strada a quota 570mila”. Ai ricavi derivanti dalla pubblicazione degli spot, andrebbero aggiunti anche quelli provenienti dalla galassia di mini-siti ed aggregatori messa in piedi dalla Casaleggio Associati, come Tzetze.it e Lafucina.it, continuamente richiamati dal blog di Grillo e anch’essi tappezzati di pubblicità.

 

I bilanci della società di Casaleggio, a dispetto di tutti i propositi anti-casta di trasparenza, non dicono nulla, e il silenzio del vertice pentastellato – inframmezzato solo dai soliti “vaffa” – di certo non aiuta a fugare i dubbi.

 

Anche l’Unità ha cercato di fare un po’ le pulci al blog di Grillo, con un’inchiesta di Michele Di Salvo alcune settimane fa. Da una serie di calcoli (al ribasso) è emerso che, grazie all’enorme mole di visitatori, con gli spot sul blog la Casaleggio Associati ricaverebbe “tra i 3,8 e i 7,5 milioni di dollari” all’anno. Anche l’Unità, però, precisa che a questi andrebbero aggiunti gli introiti derivanti dalle numerose iniziative commerciali legate al sito, come gli e-book pubblicati e venduti tramite la partnership con Amazon.

 

Si tratta di ciò che facevamo notare, appunto, già un anno fa, chiedendoci se, in barba ai tanto sbandierati principi contro i conflitti di interesse, un leader politico (Casaleggio) potesse utilizzare l’organo d’informazione del proprio movimento, che ha anche co-fondato, per pubblicizzare e vendere continuamente i prodotti commerciali della sua azienda. Oltre ad essere circondati da annunci, infatti, i post di Grillo sul blog contengono costanti recensioni di libri che opportunamente, dopo la conclusione, si suggerisce di acquistare: libri quasi sempre editi dalla Casaleggio Associati.

 

Se fossimo di fronte ad una semplice attività commerciale condotta da un privato, non si porrebbe alcun problema etico. Il punto, tuttavia, è che in questo caso si parla di un blog che, come spiega il famoso Non-Statuto del movimento, rappresenta “l’origine e l’epicentro” del M5S. E’ nel blog, infatti, che si discutono le campagne politiche da portare avanti, le proposte da avanzare, i punti del programma, l’organizzazione delle manifestazioni: insomma, tutto ciò che ruota attorno alle attività del Movimento 5 Stelle.

 

Il blog costituisce, di fatto, “la ‘Sede’ del Movimento 5 Stelle”, e “lo strumento ufficiale per la divulgazione delle informazioni” del gruppo parlamentare. Il blog di Grillo è anche l’organo al quale è riconosciuto il fondamentale potere di concedere la certificazione alle liste elettorali che intendono presentarsi alle elezioni per conto del movimento. Ed è sempre il blog che, d’altro canto, ha la possibilità di revocare la certificazione di un singolo candidato o di un’intera lista qualora fossero violati i requisiti richiesti (una questione, come sappiamo, in passato oggetto di gravi arbitrarietà).

 

Più voti, più visite, più ricavi pubblicitari. La formula magica di un’operazione politica che tende a configurarsi, sempre più spesso, come una semplice operazione di marketing.


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