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16/11/24 ore

Rom, per il sindaco Marino solo una questione di linguaggio



Sta facendo discutere, in queste ore, la scelta di Ignazio Marino, dopo quasi un anno di violazioni sistematiche dei diritti umani fondamentali di Rom e Sinti, di sostituire dagli atti ufficiali il termine “nomadi” con la dicitura “Rom, Sinti e Caminanti”. Benché il termine “nomadi” non possa rappresentare una popolazione in maggioranza stanziale (sebbene con diversi nuclei nomadi e semistanziali), le reazioni indignate di associazioni come “Opera Nomadi” derivano anche dalle contraddizioni di un sindaco che ha fatto assaggiare ai Rom il “metodo del rigore”, ignorando e violando sistematicamente la Strategia Nazionale d’Inclusione e le norme nazionali e internazionali, e interviene sul tema limitandosi a cambiare una parola.

 

Non abbiamo più, quindi, un “ufficio nomadi”, bensì un “ufficio Rom, Sinti e Caminanti”: i residenti dei campi autorizzati che attendono interventi strutturali da anni difficilmente potranno sentirsi sollevati, anche perché, se da un punto di vista logico potrebbe apparire accettabile l’esigenza di un ufficio che risolva le questioni burocratiche legate al nomadismo laddove questo non abbia connotazioni etniche, non si vede la necessità di un “ufficio Rom” se non in una voluta discriminazione di questa etnia, poiché non esiste un “ufficio ebrei”, né un “ufficio afgani” o un “ufficio curdi”. Ci siamo chiesti se si tratti di un intervento di tipo esistenziale, quello del sindaco Marino, che rinunciando al significato o ad azioni significative si limita a operare sul significante, e interviene quindi sul linguaggio, “la casa dell’essere” di heideggeriana memoria.

 

Purtroppo si tratta invece dell’esito di una operazione di facciata, nata in seguito al crescendo di dolore e violenza nella Capitale, dal cartello “vietato agli zingari” alle ronde anti-Rom, che sono una diretta conseguenza delle politiche intraprese dalla Giunta Marino, che si è alternata fra l’immobilismo, le gravi violazioni e l’affossamento di proposte risolutive di problematiche sostanziali (vedi la delibera Tredicine, in merito alla raccolta del ferro), suscitando con misure drastiche e dure esternazioni le reazioni incontenibili di un’opinione pubblica che convive con una realtà di degrado di cui i cittadini Rom sono vittime, ma che ricade in modo diverso anche sui loro vicini di altre etnie.

 

In seguito a questi eventi, Marino ha ricevuto l’Associazione 21 Luglio ribadendo in modo più blando le stesse promesse fatte in campagna elettorale, con un’operazione di facciata condotta con sapienza: una sapienza tale da indurre le persone più in buona fede a credere che voglia intraprendere cambiamenti sostanziali che in realtà non può operare, in quanto il nuovo piano è già stato presentato pochi mesi fa.

 

L’assessore Cutini, infatti, ha esposto il suo progetto davanti alle reazioni indignate delle associazioni, in quanto per nulla inquadrabile nella Strategia Nazionale d’Inclusione, perché non volto a un reale superamento dei campi. La Cutini ha dichiarato di voler “superare i mega-campi immaginando campi di medie dimensioni”, un concetto in continuità con le politiche di ghettizzazione e che spiega l’improvviso cambiamento d’immagine di Ignazio Marino, il quale per otto mesi ha firmato ordinanze di sgomberi e ha fatto dichiarazioni dure e perfino discriminatorie, per poi invertire apparentemente la rotta non appena il piano è stato varato, i giochi sono fatti e gli interessi economici che ruotano intorno al business dei “campi nomadi” sono stati tutelati a dovere, cambiando tutto, purché tutto resti com’è.

 

In questo scenario, vi proponiamo l’intervista da noi realizzata nella Giornata Mondiale di Rom e Sinti ad Antun Blazevic, in arte “Toni Zingaro”, attore, autore e mediatore culturale Rom di Roma.

 

Camillo Maffia, Gianni Cabotti

 


 

Intervista a Antun Blazevic nella Giornata Mondiale di Rom e Sinti (Agenzia Radicale Video)

 

 


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