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16/11/24 ore

Le bugie del ministro Orlando sull’emergenza carceri


  • Ermes Antonucci

Una fandonia dopo l’altra: così il governo italiano sembra intenzionato ad affrontare l’ultimatum dato dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo per risolvere la disumana emergenza del sovraffollamento carcerario. Negli ultimi giorni, infatti, a poco meno di due mesi dal termine fissato dalla Corte, il ministro della giustizia Andrea Orlando e il Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) si sono esibiti in un’imbarazzante e contraddittoria attività mistificatoria, piuttosto emblematica dello scarso interesse a volere effettivamente uscire dalla situazione di sostanziale flagranza criminale in cui si trova lo Stato italiano.

 

Tutto comincia lo scorso 25 marzo, quando il ministro Orlando vola a Strasburgo per incontrare i vertici del Consiglio d’Europa e della Cedu, e per anticipare loro le misure che il governo starebbe sviluppando per porre rimedio all’emergenza carceraria. Dopo aver ribadito di non ritenere necessari "provvedimenti eccezionali" come amnistia ed indulto, il Guardasigilli chiede con molta fierezza che "si apprezzi e si dia una valutazione sugli interventi strutturali che stiamo facendo".

 

A quali misure "strutturali" faccia riferimento il ministro, in realtà, è difficile comprenderlo. L’unico provvedimento preso da un anno a questa parte, il famoso decreto "svuota carceri", nonostante l’appellativo affibbiatogli dai soliti giustizialisti di professione non svuota un bel nulla ed incide in maniera solo minima sulla situazione delle carceri. Oltre a questo decreto, il vuoto. Pensare dunque di rassicurare in questo modo le autorità europee appare, alla prova dei fatti, piuttosto complicato, e rende vana la speranza di scacciare via lo spettro dei 50-100 milioni di euro all’anno di probabili multe.

 

A far discutere, comunque, sono stati soprattutto i numeri forniti dal ministro Orlando. L’ex ministro dell’Ambiente ha affermato che, a fronte di 60.800 detenuti, la capienza regolamentare delle carceri è oggi di circa 50mila posti. Un dato che contraddice le cifre comunicate dal suo predecessore, Annamaria Cancellieri, che, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014 fissava la capienza "regolamentare" a 47.599 posti, aggiungendo tuttavia un particolare già noto agli addetti ai lavori: "Il dato subisce una flessione abbastanza rilevante (quantificabile in circa 4.500 posti regolamentari) per il mancato utilizzo di spazi a causa degli ordinari interventi di manutenzione o di ristrutturazione edilizia".

 

I posti disponibili nelle carceri, insomma, non sarebbero "circa 50mila", bensì, per inagibilità delle strutture, circa 43mila, ben 7mila in meno di quanto dichiarato dal ministro Orlando. A rendere ancor più imbarazzante la posizione del ministero ci ha pensato il capo del Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), Giovanni Tamburino, che in un’intervista ha parlato, anche lui, di 50mila posti regolamentari nelle carceri.

 

Il comportamento tendenzioso del ministro e del capo del Dap ha mandato su tutte le furie la segretaria nazionale di Radicali italiani Rita Bernardini, giunta al suo 34esimo giorno di sciopero della fame: "E’ troppo chiedere al Governo e al Ministro della Giustizia Andrea Orlando che sia rispettato il diritto alla conoscenza del popolo italiano, mentre l’Italia è da anni condannata per la "tortura" in carcere e per la giustizia negata a causa dell’ "irragionevole durata" dei processi?".

 

A mettere la parola fine alla diatriba è stato paradossalmente proprio il Dap, che, in una contraddittoria nota, dopo aver definito le parole di Bernardini "diffamatorie",ha di fatto smentito se stesso e il suo titolare, dando ragione ai radicali: "Il numero esatto dei posti detentivi effettivi disponibili è di 43.547". Vale a dire, sottolinea la segretaria radicale, "4.762 posti in meno della capienza regolamentare finora pubblicizzata ai quattro venti".

 

Piuttosto che cercare di "barare" sui numeri, in definitiva, il capo del Dap e soprattutto il ministro della Giustizia farebbero meglio a delineare possibili soluzioni alla costante violazione dei diritti umani all’interno delle carceri italiane. Dato il lungo letargo della politica e viste le ultime arrampicate sugli specchi, il ricorso ad un’amnistia risulta ormai essere non solo auspicabile, ma indispensabile.

 

 


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