Pd, che fare? Mutuare lo slogan anni Ottanta sul problema droga non è solo un esercizio retorico. Pur non trattandosi certo di una piaga sociale, chi ha a cuore le sorti della sinistra italiana non può che osservare basito le vicende di un partito (?) mai realmente nato dalle ceneri catto-comuniste.
C’è chi si era illuso che il senso del ridicolo avesse raggiunto l’apice all’ultima Assemblea nazionale. Da allora, fissati il calendario congressuale e le Primarie dell’8 dicembre, è accaduto (e chissà cos’altro accadrà) di tutto un po’. In primis, l’ormai nota vicenda dei tesseramenti gonfiati ad arte.
Un partito normale, in periodi di vacche magre, avrebbe salutato con favore la crescita esponenziale degli iscritti. Invece, l’anomalia ha dato adito a sospetti e accuse su irregolarità per iscrizioni di truppe cammellate a vantaggio di questo o quell’altro candidato ai congressi provinciali. Se ne saprà di più nei prossimi giorni.
Intanto, a conti fatti, c’è il fondato rischio che l’esito del voto locale disegni una mappa di consensi in controtendenza rispetto a ciò che ci si aspetta dalle Primarie per il segretario. Vale a dire che gli iscritti sul territorio potrebbero premiare in misura maggiore i delegati di apparato più vicini a Cuperlo, fermo restando l’atteso plebiscito renziano dell’Immacolata. Circostanza questa che acuirebbe una spaccatura già nei fatti, con esiti non proprio rassicuranti per chi pretende di guidare un partito minimamente coeso e lontano dai pericoli di scissioni.
E di scissione in scissione, un altro fronte di polemica è stato aperto in questi giorni dall’annosa questione dell’ingresso del Pd nel gruppo del PSE al Parlamento europeo. Cosa ovviamente vista come fumo negli occhi dall’area cosiddetta teodem del partito, che per bocca di alcuni temerari ha minacciato (ammesso che si tratti di minaccia) una nuova fioritura della Margherita, non del tutto appassita e tenuta ancora in vita dal finanziamento pubblico percepito e dalle procedure penali in corso per ruberie varie ed eventuali.
E a proposito di ex democristiani, dato per assunto che la maggioranza all’interno di Pd giocoforza ingoia ma non digerisce le ambizioni del sindaco di Firenze, c’è chi vuole contrapporgli come candidato premier Enrico Letta, nella speranza che questi nel frattempo si consolidi a Palazzo Chigi anche in vista della presidenza di turno europea prevista nel 2014, sempre crisi di governo permettendo. A conferma di questa linea di tendenza, è arrivata di recente la dichiarazioni del traghettatore Epifani sulla possibile candidatura dell’ex pupillo di Beniamino Andreatta.
Comunque sia, si tratterebbe di una partita tutta post-democristiana, con buona pace dello zoccolo duro e maggioranza pci-pds-ds all’interno del Pd che si rifà per l’occasione a Gianni Cuperlo.
Quest’ultimo, sabato, di fronte a una platea di supporter attenti, ha evocato sulla crisi italiana Eduardo e la nottata che ha da passà, chiosando in tal senso “noi siamo l’alba!"
E se il buon giorno si vede dal mattino…
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