L’unico messaggio di rilievo che è emerso dall’attesissimo video-intervento di Silvio Berlusconi – nel frastuono dei ripetitivi attacchi alla magistratura – è quello relativo alla volontà di non far cadere il governo Letta.
Proprio l’assenza nel discorso di alcun riferimento diretto alla tenuta del governo e l’annuncio che i suoi ministri lavoreranno “per fermare il bombardamento fiscale” hanno fornito l’impressione che il Cavaliere non intenda minimamente – per ora – tornare alle urne. Scansando, quindi, le invocazioni provenienti dai “falchi” del Pdl, e continuando nella strada della “responsabilità” delineata più di un anno e mezzo fa con l’avvento di Monti e dei tecnici.
L’ex premier sembra aver compreso che uno strappo, ora come ora, non produrrebbe alcun effetto positivo né per il Paese né per il suo gruppo politico. In caso di elezioni anticipate, la legge Severino verrebbe applicata e Berlusconi non avrebbe alcuna possibilità di candidarsi (la diatriba attuale sulla normativa, infatti, pare riguardare soprattutto le conseguenze di una incandidabilità sopravvenuta durante il mandato). A levare ogni dubbio, comunque, ci penserebbe la rideterminazione della pena accessoria (l’interdizione) da parte della III Corte d’Appello di Milano, attesa per il prossimo 19 ottobre.
Chi attendeva, tuttavia, un passo indietro di Berlusconi dalla scena politica non è stato accontentato: “Anche da decaduto resterò a far politica” ha detto chiaro e tondo il leader dell’ex Pdl. Già, perché ormai il partito fondato sul predellino sembra aver raggiunto la sua fine, e verrà ben preso sostituito da una “nuova” Forza Italia. Nuova per modo di dire, dato che l’invito rivolto ai telespettatori a diventare “missionari di Forza Italia” non lascia prefigurare alcun superamento della tradizionale logica personalistica e plebiscitaria seguita negli ultimi 20 anni.
Governo salvo, dunque, ma solo per ora. Resta da vedere, infatti, fino a quando il “parafulmine” Enrico Letta sarà in grado di sopportare le pressioni provenienti da ambedue le fazioni. Da una parte i soldati di Berlusconi in perenne lotta contro la magistratura e lo Stato-esattore, dall’altra i democratici pronti a prendere da soli le redini del governo (nonostante i sondaggi prevedano un altro scenario privo di maggioranza) e già in ottica di autocompiacimento da primarie.
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