Prima le pregiudiziali di costituzionalità, respinte – con sommo rammarico di Lega Nord, Fratelli d'Italia e di 11 cattolici del Pdl - con 405 no e 100 sì attraverso uno scrutinio segreto. Poi la sospensione dell'esame del ddl per permettere al comitato dei nove di mettersi d'accordo tra di loro e presentare un testo condiviso.
Vita non facile, dunque, per il decreto legge contro l'omofobia e la transfobia, la cui disamina è stata rinviata al pomeriggio di mercoledì 18 settembre su richiesta della presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti, a causa delle profonde divisioni della maggioranza, sfociate infine nelle dimissioni in aula di Antonio Leone (Pdl), relatore della legge.
Prendendo la palla al balzo, visto che “l'accordo è ormai fallito, la maggioranza non c'è e il governo dull'omofobia si è già sfilato”, la Lega ha dunque chiesto il rinvio del testo in Commissione, respinto però dall'aula. Punto dolente della legge, composta da un unico articolo, è la settantina di emendamenti su cui Pd e Pdl non riescono a trovare un accordo: si tratta di trovare un compromesso su questioni come le pene accessorie (servizi sociali) in comunità ad hoc (LGBT), la possibilità di punire il solo reato di opinione o l'introduzione del reato ma non dell'aggravante.
Il testo base del ddl, infatti, constava originariamente di 4 articoli: l'introduzione del reato di omofobia e quello di transfobia, la definizione di orientamento sessuale e identità di genere e l'estensione anche all'omofobia e alla transfobia dell'articolo 3 della legge Reale- Mancino del 1993, che stabilisce un'aggravante della pena – fino alla metà - per i reati penali commessi sulla base di “discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.
Per molti, insomma – soprattutto fra le file del Pdl e di Scelta Civica – una legge liberticida mirata ad introdurre un reato di opinione; per altri, invece – Pd, Sel e M5S - una norma in grado di contenere la violenza e l'odio contro una certa minoranza. Risultato delle controversie è stato l'accumularsi di emendamenti, circa 400 all'inizio, che hanno notevolmente rallentato l'arrivo del ddl alla Camera.
Con il nuovo testo, perciò, scaturito da un lungo lavoro di riscrittura della norma e di eliminazione degli aspetti più 'controversi' da parte di Scalfarotto e Leone - si è introdotto solamente il reato di transfobia e omofobia: modifica poco gradita a chi, come Pd, Sel e M5S, ha giudicato “troppo riduttivo” il testo rispetto alla proposta iniziale. Punto e a capo e l'accordo fatica ancora a trovarsi. (F.U.)
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