Il congresso si avvicina, ma il vacuo dibattito interno al Partito Democratico pare non accorgersene. Una vera e propria paralisi politica che, in verità, trova la sua origine nelle dinamiche stesse che quasi sei anni fa portarono alla nascita del principale partito del centrosinistra italiano. Un tema del quale è tornato ampiamente ad occuparsi l’ultimo numero di Quaderni Radicali (n.109, speciale agosto 2013 - "Un domani al Partito democratico), presentato (ascolta l'audio da radioradicale.it) giovedì 24 luglio alla Festa dell’Unità di Roma.
“Quando nacque il Pd, nel 2007 – ha dichiarato Geppi Rippa, direttore di Agenzia Radicale e Quaderni Radicali – fu rimosso quell’ingrediente essenziale per fare un ‘Partito Democratico’, e cioè quella componente laica, liberale, libertaria e socialista”.
La fondazione del Pd venne determinata, fondamentalmente, da “un patto tra i prodotti della transizione Pci-Pds-Ds e i residui della sinistra democristiana”, vale a dire delle “oligarchie” che di democratico e di liberale avevano ben poco. Sono questi presupposti politici e culturali a frenare oggi qualsiasi dibattito interno al Pd: “Il congresso si avvicina e il partito non affronta neanche uno dei temi oggi all’ordine del giorno” ha aggiunto Rippa.
Da questo punto di vista è emblematico il modo con cui il Pd ha deciso di scansare i referendum radicali e soprattutto i quesiti riguardanti la riforma della giustizia, riconoscendo al centrodestra una sorta di esclusività su questioni pubbliche in realtà prive di colori politici e mostrando la sua sostanziale subalternità a ben noti gruppi finanziari ed editoriali (da segnalare, in proposito, il monito anti-porcellum lanciato ieri da Repubblica e subito introdotto dal Pd nella propria agenda politica).
Nonostante, comunque, i limiti e le contraddizioni, la crisi del Pd non dovrebbe condurre ad un totale rinnegamento del progetto politico che vi è alla sua base, giacché “lo schianto del Partito Democratico – ha spiegato Rippa – rappresenterebbe la sottrazione dell’unico luogo dentro al quale si può ancora sperare di inserire quella piattaforma democratica e non violenta necessaria per uscire dalla crisi del nostro Paese”.
Il dibattito, è stato introdotto e moderato da Paolo Izzo, segretario di Radicali Roma, che ha ricostruito il lavoro fatto dalla rivista proprio sul Partito democratico, ricordando come già nel 2006 fu dedicato un numero alla futura nascita dello stesso e come nel n. 106 il primo piano fosse dedicato alla “Sinistra e la questione liberale".
L’avvocato penalista Fabio Viglione, che da anni collabora a QR, ha poi sottolineato uno dei temi che sono al centro del numero 109 della rivista: la questione giustizia. “Il Partito democratico ha la forza – ha ribadito – per attuare una politica di sostanziale cambiamento nella drammatica situazione e nel coacervo delle contraddizioni in tema di giustizia che il Paese registra? … Come da sempre QR ha ribadito, una forza progressista deve assumere su di sé un processo riformatore …” .
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