Roma ha un nuovo sindaco. Come nelle previsioni alla vigilia del ballottaggio, ha vinto il candidato di centro sinistra Ignazio Marino. Alcune testate giornalistiche molto autorevoli si sono lasciate andare a titoloni dai toni forse eccessivi. Il Corriere della Sera ha usato per esempio in prima pagina la parola “trionfo”, mentre l’articolo sottolineava che Marino è “sindaco record”, avendo vinto col 69,3%.
Tuttavia, se proprio di record si deve parlare, vale la pena sottolineare il dato dei votanti: il 44, 9%. Ciò significa che più di un cittadino romano su due ha deciso di starsene a casa, ritenendo indifferente scegliere se confermare la fallimentare esperienza di Gianni Alemanno o dare fiducia al nuovo rappresentato dal medico nato a Genova.
Al di là dei trionfalismi più o meno giustificati, è questa quindi la tendenza, confermata in tutta Italia, a dover preoccupare la classe politica italiana. In primis quella del vincente Pd, al quale conviene non abbandonarsi a grossolani e fuorvianti giudizi post-voto sul cappotto odierno ai danni del Pdl, pur di mettere la polvere di febbraio sotto il tappeto.
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