La chiave sta tutta in quella soglia: il 3% del rapporto deficit-pil. C'è chi vuole superarla a prescindere (i 5 Stelle), chi solo sfiorarla, arrivando fino del 2,9 – come annuncia Salvini; diversamente dal fido Giorgetti che ipotizza uno sforamento, se necessario. Niente a che vedere con quanto dice invece Tria, a quanto pare fedele agli impegni con l'Europa.
Non proprio gli stessi di quelli che sono stati presi “con gli italiani”. Mantenersi all'1,5% o poco più non è proprio ciò che serve per far vedere che almeno qualcosa si sta facendo per rispettare le promesse elettorali di Lega e dei 5 Stelle. Le tante promesse, troppe, le più diverse e disparata, che sono state fatte pronunciando la parola magica: italiani.
Prima infatti vengono gli italiani e il loro benessere – come dice Salvini. Poi tutto il resto. Per cui – avverte Di Maio – tra agenzie di rating e mercati e i cittadini non ci sono dubbi su chi alla fine cadrà la scelta. In questo modo “non si pugnaleranno alle spalle gli italiani”.
Il come è ancora oscuro. Dopo tre mesi, Palazzo Chigi resta una babele: la confusione regna sovrana e a non caparci più nulla sono innanzi tutto e proprio gli italiani. (red.)
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