Dice che “le parole sono importanti”, per questo bisogna stare attenti a come e contro chi si usano. In certi casi, una stessa parola può risultare infatti un gran bel complimento o essere invece un motivo d’offesa. Per esempio, l’ex deputata Paola Concia ha dato del democristiano al fascista Francesco Storace, il quale per l’appunto ha risposto, risentito, “non offendere!”.
Eppure, c’è chi su quell’aggettivo da prima repubblica prova a costruirsi tutt’oggi un progetto di vita. Come Gianfranco Rotondi, che appena dieci giorni fa lanciava con orgoglio alla stampa la sua “rivoluzione cristiana” in appoggio al fu Bertolaso for Sindaco.
Cosa dire poi della voce “populista”, che viene intesa comunemente in negativo e per questo non amata anche da molti di quelli che con il populismo, spesso a braccetto con la demagogia, fonda la propria strategia comunicativa. Salvo, ovviamente, qualche fiera eccezione.
Matteo Salvini, per esempio, ne fa motivo di vanto. Tant’è che su questo vocabolo ci sta costruendo un blog. Nascerà fra due giorni e si chiamerà “Il populista”. Per dare la misura dell’approccio, basta buttare l’occhio sull’affascinante slogan: “Libera la bestia che è in te”. Cosicché, se a qualcuno sia mai venuta in cuor suo - ascoltando qualche intemerata verbale del leader leghista su immigrati e rom - la voglia di esclamare “che bestia”, oggi sa che dovrà cambiare epiteto, per evitare involontari elogi. Del resto, si sa che il personaggio è “audace, istintivo e fuori controllo”; a tal punto da dare alle stampe anche un libro di imminente uscita. Titolo: "Secondo Matteo"...
Ecco, ora ci toccherà trovare un altro modo per citare i vangeli.
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