È il V Day. Non si tratta del vaffa, però. È il giorno del vitalizio, anche se vitalizio non è. È invece un assegno pensionistico di quasi mille euro che i parlamentari di questa legislatura riceveranno al compimento del 65esimo anno di età.
Per molti, almeno i più giovani o meno anziani che siedono in parlamento, quando raggiungeranno l'età pensionabile, equivarrà in termini di potere d'acquisto a una miseria, più di quanto non sia adesso.
Questo grazie al sistema di calcolo contributivo, esteso a tutti: anche ai parlamentari. Ma questo lo si dice a voce soffusa o lo si omette, per non rovinare la campagna anti-casta politica di chi si batte per cancellare il presunto privilegio. Per questi non esistono mezze misure. Dal troppo al nulla o quasi. Perché la politica è passione, si fa gratis. Anzi, se è possibile ci si deve rimette.
Per questo gli onorevoli grillini gridano indignati “Si tengono il privilegio”. E loro, invece, cosa faranno? Promettono di rinunciarvi “con un impegno scritto”, dicono. C'è da fidarsi? Certo, ogni promessa è debito. Ma chissà quanti marinai siedono sugli scranni a 5stelle di Montecitorio e Palazzo Madama. Speriamo, infatti, che non accada come per gli stipendi che stanno ricevendo. La balla sulla rinuncia circola ancora impunita, mentre la brutta quanto imbarazzante storia degli scontrini e dei rimborsi spese abnormi sa ancora tanto di presa in giro. Una delle tante. (A.M.)
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