Una cosa è certa o quasi: l'ultima “rissa” interna al Movimento 5 Stelle, su cui è intervenuta la quinta sezione civile del tribunale di Palermo, sospendendo la validità e gli effetti delle cosiddette "regionarie" siciliane, si risolverà al massimo come in Liguria con la candidatura di disturbo di chi è stato fatto preventivamente fuori con i metodi bizzarri che abbiamo imparato a conoscere.
Questo perché, arzigogolati regolamenti e carte bollate a parte, Beppe Grillo e la Casaleggio & Associati hanno tutti il diritto di candidare chi ritengono dal loro punto di vista meritevole e opportuno, nella fattispecie concreta, Giancarlo Cancelleri alla Regione Sicilia.
Basta che ci risparmino – per carità - le sceneggiate sulla presunta democrazia diretta, sul potere della rete e sui cittadini che decidono, alle quali non crede più nemmeno quella sparuta pattuglia di adepti del sacro blog, che ormai coscientemente si presta al giochino digitale sulla sgangherata piattaforma Rousseau.
Siamo ormai alla presa in giro insopportabile, che purtroppo molti media e autorevoli giornalisti continuano ad alimentare, facendo da megafono alla propaganda grillina.
Manco a farlo apposta, proprio questa mattina Luigi Di Maio, intervistato a Radio Capital da Massimo Giannini, ripeteva il noioso mantra a tutti noto: "se i nostri iscritti vorranno individuare me come candidato premier ci sarò...".
Evidentemente, oltrepassato il senso del ridicolo, non ci si pone più limiti. Un po' come con certe foto in fondo al mare. (A.M.)
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