Si distingue per la sua costante presenza nei talk tv, da un canale all'altro, pubblico e privato, dove ci delizia con opinioni fra politica, costume e società. Il suo ruolo di ospite televisivo quasi fisso offusca quello più prestigioso di consigliere di amministrazione Rai, per il quale, a quasi due anni dalla nomina in quota grillina, mostra sempre più insofferenza; tant'è che potrebbe lasciare. Carlo Freccero lo ha detto all'Ansa.
Per lui ci sono richieste di mercato – dice. Ma prima deve parlarne con chi lo ha “indicato”.
Freccero lamenta – fra l'altro - di aver avanzato nella riunione del Cda “una ventina di proposte per i palinsesti autunnali, idee che non troveranno attuazione, perché” - sottolinea - “non ho raccomandazioni dei poteri forti'.
Nessuno se lo fila, insomma. Genio incompreso, dal curriculum invidiabile alle dipendenze di Berlusconi prima, della tv di stato poi; nella quale entra a far parte “nel 1993 come consulente di Rai1”. Da qui un profluvio di incarichi: nel 1995 come “supervisore degli studi e delle ricerche delle reti televisive pubbliche, in qualità di esperto in materia di utilizzo delle nuove tecnologie, in particolare della televisione digitale”; nel 1996 come direttore di Rai2, rimanendo in carica sino al gennaio 2002”; dal 2007 al 2010 come “presidente di RaiSat” e dal 2008 al 2013 come direttore di Rai4”.
Tutto ciò non è bastato – pare – per comprendere come funziona il giocattolo. E dobbiamo crederci. Altrimenti, non avrebbe mai accettato – pur consapevole dei noti meccanismi perversi di mamma Rai - il suo ultimo incarico di antagonista di regime. O no? (A.M.)
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