A ridurre in povertà l’Ordine dei Frati Minori – volgarmente detti francescani - non è stata la sobria regola del Santo D’Assisi, ma una truffa milionaria, architettata dal broker finanziario di turno che – nel più classico dei modi – avrebbe fatto sparire il malloppo da investire per conto terzi. Questo è ciò che emerge dalla notizia diffusa oggi su un’operazione della polizia svizzera di Lugano.
In sostanza – come riferisce l’Ansa - Il broker Leonida Rossi “avrebbe ricevuto, nel tempo, dall'ex economo dell'Ordine dei frati minori somme fino a 20 milioni di euro, per investirle in Svizzera a tassi di interesse - aveva assicurato - non inferiore al 12 per cento. Rossi avrebbe corrisposto inizialmente alcune somme corrispondenti agli interessi, poi - stecondo la denuncia dei francescani - non avrebbe restituito néc capitale, né interessi, determinando in tal modo l'ammanco nella cassa dell'Ordine dei frati minori”.
Ora, a ben riflettere, la notizia non è tanto questa storia di ordinario e pingue raggiro, ma il fatto che i francescani, al netto dello stile di vita “incentrato sulla povertà vista come essenza della vita evangelica" e delle opere di carità, abbiano potuto racimolare tanti denari per investirli nel dio denaro, cercando di lucrare un tasso d’interesse usuraio, per giunta contando sui buoni auspici di un paese, la Svizzera, noto covo di galantuomini intenti ad accogliere i soldini nei caveau cantonali.
Chissà se il gesuita, divenuto per l’appunto Francesco, avrà qualcosa da dichiarare in proposito.
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