La morte della giovane curda Masha Amini, avvenuta in una caserma, dopo essere stata fermata dalla cosiddetta polizia morale iraniana, perché indossava il velo in modo non consono al nuovo decreto del 15 agosto del governo Raisi (che prevedeva nuove restrizioni), ha portato ad una catena di proteste che la violenza di un regime autoritario continua a reprimere nel sangue.
Sono in primo luogo giovani donne che continuano a manifestare al grido donne, vita e libertà, non si fermano per i loro diritti e trovano la solidarietà degli uomini.
Le paradossali affermazioni dell’Organizzazione iraniana di medicina legale secondo cui Masha Amini è morta a seguito di una malattia e non di percosse sono l’ennesimo segno di una falsità che oramai in modo palese descrivono come la violenta repressione è il tragico risultato di un fallimento politico.
La mano assassina del Regime degli ayatollah non si ferma di fronte a tante morti. Dalla giovane Sarina Ismailzadeh, uccisa a colpi di manganello in testa e che secondo i suoi carnefici si sarebbe suicidata o Nika Shakarmi e tante tante altre ancora. Khamenei aveva detto che i giovani che hanno preso parte alle manifestazioni "devono essere puniti per rendersi consapevoli dei fatti”.
Ma quello che accade in Iran ha oramai un tempo lungo di gestazione. Mentre in Italia, in Europa, in Occidente si taceva su quello che effettivamente stava accadendo, intellettuali, artisti, come ad esempio il compositore iraniano Sattar Oraki (di cui più di un anno fa Agenzia Radicale ha dato notizia) ma in larga misura, anche la popolazione iraniana, non si fermava e non si ferma. C’è chi non si rassegna e oggi, con vigore, ha il coraggio di gridare contro il potere minaccioso, con la forza e la consapevolezza di farlo nel loro paese, caricandosi dei rischi drammatici che questo comporta - scrivevamoil 12 agosto del 2021.
Sottoposti al giogo dell’autoritarismo degli ayatollah oggi sono le giovani donne le leaders della rivolta, A prezzo della loro vita scendono in piazza contro questa barbarie.
Anna Mahjar Barducci, ricercatrice senior MEMRI e collaboratrice da sempre di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale, ripercorre nella conversazione che segue con Giuseppe Rippa, fatti, antefatti, ripercussioni in medio oriente e nel contesto internazionale di questa vicenda, per lungo accantonata. Una disperata richiesta di libertà e che solo oggi emerge…
(Agenzia Radicale Video)
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