L’11 settembre è stato scelto, tanto tempo fa, per celebrare l’orgoglio e l’autonomia culturale del popolo catalano. Molti anni dopo (11.09.12), oltre 1milione e mezzo di persone (secondo il quotidiano spagnolo El Pais) sono scese nelle piazze tra le assolate strade antistanti le curiose case gaudiane, per ricordare al proprio governo e all’Europa intera, che l’identità di un popolo ha confini molto più profondi nel cuore che in limiti geograficamente ascritti e ribadire come prima, più di prima, che la regione catalana esiste e vuole “essere” per diritto di nascita.
Secondo gli organizzatori della manifestazione (ANC associazione nazionale catalana), nelle strade della capitale si sono dati appuntamento, intorno alle 18, oltre due milioni di persone. E così la città si è trasformata in un mare di colori: giallo, rosso e blu.
Sono scesi in piazza senza arrecare danni, i manifestanti, non solo per celebrare quella voglia di vivere di fine estate ma per ricordare al governo spagnolo che la Catalogna ha il potere di ricattare il paese; la regione più ricca della Spagna è stata colpita duramente dalla crisi: si parla di un debito pubblico di 40 miliardi, e del 22% di disoccupazione.
Il corteo vuole ricordare che se non saranno verranno intraprese manovre per permettere una maggiore autonomia fiscale della regione (come per i Baschi), si potrebbe davvero aprire la strada per la secessione. Secondo la Costituzione spagnola infatti un referendum sottoscritto e votato da tutto il popolo spagnolo ha il potere di decidere in tal senso.
Il substrato storico racconta che per i catalani la Spagna non è mai realmente esistita come singolarità ma come una confederazione di nazioni libere; per i castigliani invece era il prolungamento imperiale del braccio temporale.
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