di Camillo Maffia
Sta facendo discutere non poco la risoluzione dell'Unesco che nega le radici ebraiche di siti come il Monte del Tempio: Il Foglio parla di “Shoah culturale” e promette di andare in piazza, il 19 ottobre alle 15. La risoluzione ritiene infatti che tali luoghi siano sacri soltanto per la religione musulmana, approvando l'uso del solo nome arabo: una “decisione assurda”, secondo Benjamin Netanyahu. “Dire che Israele non ha legami con il Monte del Tempio è come dire che la Cina non ha legami con la Grande Muraglia o che l'Egitto non ha nessun legame con le Piramidi: l'Unesco ha perso quel poco di legittimità che ancora aveva”, ha commentato il premier israeliano.
Una decisione che di certo non aiuta né la pace né il dialogo tra i popoli e su cui la stessa direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova, aveva espresso delle fondate riserve, sottolineando come il patrimonio di Gerusalemme sia “indivisibile”. “Negare, occultare o cancellare una delle tradizioni ebrea, cristiana o musulmana equivarrebbe a mettere in pericolo l'integrità” di questo patrimonio dell'umanità, sempre secondo la Bokova. Per l'Anp si tratta invece di un “messaggio chiaro per Israele di mettere fine all'occupazione”, ma è difficile credere che all'autenticità del dibattito possa giovare la negazione della verità, della storia e della cultura di un popolo.
Anzi: di due popoli, perché la risoluzione dell'Unesco su Gerusalemme ignora anche le radici cristiane, tanto che non può non stupire l'astensione dalla votazione dell'Italia, un paese sempre pronto a tirare in ballo le radici cristiane sui “temi etici”. Considerato che solo sei Stati hanno votato contro (Gran Bretagna, Germania, USA, Lituania, Olanda ed Estonia, cui si è aggiunto oggi il Messico) sembra che il nostro paese taccia quando queste radici vengono colpite realmente. Sì, perché il sito sacro è davvero profondamente collegato al cristianesimo, non solo da un punto di vista culturale e religioso, ma anche da quello storico, come dimostrano i ritrovamenti archeologici che indicano una presenza bizantina precedente alla conquista musulmana.
L'interpretazione dei primi cristiani della profezia di Cristo sulla desolazione del Monte del Tempio, che li portò a edificare le prime chiese in luoghi diversi dal più sacro sito della religione ebraica, non deve trarre in inganno. Come ricorda il Times of Israel con un affascinante approfondimento storico, il luogo è intimamente connesso alla religione cristiana: fu base infatti dei cristiani bizantini ben prima del periodo delle Crociate. Dalla scoperta dei mosaici nel 1999 vi sono prove crescenti che la Moschea al-Aqsa sia stata costruita sulle rovine cristiane; la risoluzione sulla “Palestina occupata”, però, ignora i legami cristiani tanto quanto quelli ebraici.
Certo, i video ironici diffusi dal governo israeliano in cui si rilegge la Bibbia sostituendo ai nomi ebraici quelli dati in seguito dagli arabi riguardano già di per sé la religione cristiana per le ovvie ragioni teologiche e culturali connesse alle Sacre Scritture, incluse le dispute di Gesù nel Tempio. Basterebbe questo per rimaner basiti di fronte ai paesi storicamente cristiani (Italia in primis) che si sono voltati dall'altra parte mentre si ammetteva che il Monte del Tempio non è mai esistito, c'è Haram es-Sharif che riguarda i soli musulmani. Ma, anche a voler fare del laicismo spiccio, la storia parla chiaro: secondo l'archeologo Zachi Dvira le pavimentazioni mosaiche sarebbero precedenti persino alla Grande Moschea degli Omayyadi.
I motivi presenti sui mosaici sono comuni al periodo bizantino e paralleli a quelli trovati nella Basilica della Natività di Betlemme, commissionata da Costantino nel 327 e completata nel 399. Insomma, la cacciata dal Monte del Tempio di ebrei e cristiani da parte dell'Unesco allontana “dalla verità e dalla storia”, per usare le parole dello stesso Dvira, che interpellato sul tema ha concluso: “Il Monte del Tempio è anche eredità dei cristiani, non c'è alcun dubbio”.
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