Golpe sì, golpe no, presunto o fasullo: comunque sia andata, il vero colpo a quel che restava dello stato democratico turco è in corso in queste ore con il repulisti messo in atto da Erdogan attraverso metodi di giustizia sommaria che lasciano di stucco.
È evidente che il sultano avesse già la lista pronta ed aspettasse solo il pretesto per agire. Lo ha avuto. E se non è stato proprio lui ad agitare le acque - come molti osservatori hanno paventato sulle prime - non è da escludere che sapesse della congiura sotto traccia e non abbia fatto molto per prevenirla, proprio in attesa dell'azione in "difesa" della presunta democrazia.
Ora il mondo e l’Europa restano a guardare, preoccupati della reazione quasi isterica del regime contro quelli che sono stati accusati di essere gli uomini del rivale Gulen, infiltrati in tutti i gangli dell’apparato statale. Secondo Erdogan, sarebbe stato infatti l'ex amico, dall’esilio negli Usa, ad architettare tutto, a conferma che lo scontro si consuma, non più come in passato tra laici e religiosi, ma tra due modi di intendere uno stato di matrice islamica in Turchia.
Intanto, si parla di ripristino della pena di morte, richiesta subito da Erdogan a furor di piazza, preludio di una mattanza prossima ventura. L’Europa ha ammonito sul punto: con la pena di morte niente negoziati per l’ingresso nell’Unione, manco fosse l’unico elemento dirimente e non ce ne fossero altri già ben evidenti e presenti da tempo.
Il mancato rispetto dello stato di diritto e delle libertà in Turchia è infatti questione su cui si dibatte da tempo. Con il contro-golpe di queste ore la situazione, già ben compromessa, sta solo peggiorando, con una purga che va oltre la normale resa dei conti e risponde a un disegno autoritario portato avanti con pervicacia.
Il tutto accade in una fase delicata e drammatica nella lotta all’Isis e al terrorismo internazionale, fra ricatti (vedi immigrati) e doppiogioco (vedi Siria) a cui i presidente turco ci ha abituati, nell’immobilismo ipocrita e maldestramente opportunista dell’Occidente, con un Putin – alla finestra – che studia come passare all’incasso.
Intanto, l’ultimo bollettino di guerra – dopo Dacca e Nizza – parla di un giovane afgano armato di ascia che diffonde terrore su un treno in Germania. È proprio mala tempora…
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