Quella fin qui fornita dalla comunità internazionale per arginare l’epidemia di Ebola in Africa occidentale è stata una risposta lenta e frammentaria che ha lasciato la maggior parte dell’azione concreta alle comunità locali, ai governi nazionali e alle ONG. Lo denuncia Medici Senza Frontiere (MSF), lanciando un appello perché non si fallisca due volte, con una risposta lenta nella prima fase e inadeguata nelle successive.
MSF sottolinea che i governi stranieri si sono concentrati soprattutto sul finanziamento o la costruzione di strutture per il trattamento dell’Ebola, lasciando l’onere di gestirle e fornire personale ad autorità nazionali, personale sanitario locale e ONG che non hanno le competenze necessarie. Infatti – dice attraverso un comunicato Joanne Liu, presidente internazionale di MSF - "formare le ONG e gli operatori sanitari locali a gestire in modo sicuro i centri di trattamento Ebola richiede settimane. Sebbene MSF e altre organizzazioni abbiano offerto momenti di formazione, questo collo di bottiglia ha creato enormi ritardi".
Per giunta, denuncia l’organizzazione medico-sanitaria, in tutta l’area, mancano ancora strutture adeguate per l’isolamento e la diagnosi dei pazienti dove sono necessarie. In aree rurali della Liberia, per esempio, dove ci sono catene di trasmissione attive, non esistono mezzi di trasporto per i campioni di laboratorio. In Sierra Leone, a dozzine di persone che chiamano il numero d’emergenza Ebola per notificare un caso sospetto viene detto di isolare la persona a casa.
Nel frattempo, altri elementi essenziali in una risposta contro l’Ebola – come la sensibilizzazione e l’accettazione delle comunità, le sepolture sicure, il tracciamento dei contatti, la sorveglianza epidemiologica – sono ancora carenti in diverse zone dell’Africa occidentale. In Guinea, per esempio, dove l’epidemia continua a diffondersi, l’azione di informazione e sensibilizzazione è ancora debole, soprattutto considerando che sono passati otto mesi dall’inizio dell’intervento. Ma alcuni attori internazionali sembrano incapaci di adattarsi in modo sufficientemente rapido a una situazione mutevole e cambiare modalità di azione come è necessario.
"Tenere un’epidemia di Ebola sotto controllo va ben oltre l’isolamento e la cura dei pazienti. Ovunque insorgano nuovi casi deve essere messo in atto tutto l’insieme di attività. Tutti gli attori coinvolti nella risposta devono assumere un approccio flessibile e allocare risorse alle necessità più urgenti in qualunque luogo e momento" dichiara sempre Joanne Liu. "Le persone continuano a morire di morti orribili in un’epidemia che ne ha già uccise migliaia". Non possiamo abbassare la guardia e permettere un ‘doppio fallimento’: una risposta lenta all’inizio e alla fine inadeguata." (fonte Medici Senza Frontiere)
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