intervista a James Bone
(corrispondente a Roma del Times)
- La tanto attesa ondata di forze euroscettiche, in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo è un pericolo al quale neanche la Gran Bretagna sembra immune (l’Ukip, il partito anti-Ue di Nigel Farage, è dato dai sondaggi addirittura come primo partito). Ma quali sono le ragioni di questo diffuso sentimento antieuropeo? Sono le stesse che è possibile rintracciare in Italia, Grecia ed altri paesi certamente più invischiati nella crisi economica?
L’Inghilterra non ha la moneta europea, e questo rende molto diversa la situazione. C’è un malcontento per le regole che sono imposte da Bruxelles. Secondo me il problema è che l’unificazione della Germania ha cambiato tutti gli equilibri d’Europa, e nessuno ha ancora digerito le implicazioni di questa unificazione.
C’era prima un codominio di Francia e Germania, e con questo equilibrio l’Inghilterra poteva far sentire il proprio peso in entrambi i lati, rivestendo un posto chiave in Europa. Adesso invece c’è il potere enorme della Germania, mentre la Francia non conta tanto. Sia i tedeschi che i francesi pensavano di poter essere leader dell’Europa: i tedeschi avevano ragione, i francesi si sono sbagliati, e questo diventa ogni anno più ovvio. E per gli inglesi è molto difficile, per ragioni storiche, visionarsi dentro un’Europa dominata dalla Germania.
Perlomeno l’Inghilterra ha avuto il buon senso di non adottare l’euro, che era una conseguenza quasi diretta dell’unificazione della Germania, e di non perdere il controllo della sua moneta. Ciò ha reso la situazione meno grave come in altri paesi, quali Grecia e Italia.
- Questo sentimento che potremmo definire anti-tedesco viene espresso esplicitamente dalle forze politiche britanniche o si tratta di un sentimento comunque latente?
No, non è molto esplicito nel discorso politico, non ci sono partiti anti-tedeschi. Anzi, i tedeschi sono tra i più liberali in Europa e noi normalmente siamo dalla loro parte cercando riforme della burocrazia europea. Il problema è che gli inglesi hanno sempre avuto una tendenza a distanziarsi un po’ dall’Europa, questa è una vecchia regola della diplomazia inglese, da secoli. Questa tradizione continua, e molte persone in Gran Bretagna non vogliono ancora essere troppo coinvolte nell’Europa.
- Il premier David Cameron ha annunciato, in caso di vittoria dei conservatori alle elezioni politiche del prossimo anno, un referendum nel 2017 per decidere la permanenza o meno della Gran Bretagna nell’Ue. Come valuta questa decisione: una resa di Cameron di fronte alle forze euroscettiche o uno strumento su cui far leva per chiedere riforme direttamente a Bruxelles?
Più la prima che la seconda: non credo che possa funzionare molto bene come punto di pressione. Abbiamo già visto che la cancelliera Angela Merkel, quando ha incontrato Cameron, ha detto che non ci sarà nessuna riforma radicale dell’Ue. Questa è una conseguenza della debolezza di Cameron, che deriva anche dal fatto di governare in una coalizione. Lui pensa di fare qualcosa prima del 2017, ma è molto improbabile che per quella data ci saranno grandi cambiamenti in Europa...
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