Amnistia per chi sconta una pena fino a cinque anni di carcere per reati nonviolenti, per chi non sia mai stato condannato a pene detentive e per chi è ancora in attesa di giudizio. Dove? In Russia. Nella Russia che punisce 'le offese nei confronti dei sentimenti religiosi', che condanna la 'propaganda omosessuale', che imprigiona gli oppositori, che ammanetta gli attivisti.
Una Russia che ora vota per la clemenza, che rinuncia momentaneamente a perseguire i reati, votando all'unanimità un provvedimento voluto, pensate un po', da chi sistematicamente da anni nega diritti e libertà al suo popolo: Putin.
La Duma ha oggi dunque approvato in seconda e decisiva lettura il progetto di amnistia presentato dal presidente russo in occasione del 20° anniversario della Costituzione; tecnincamente dovrà tenersi ancora il voto in terza lettura, considerato però una pura formalità.
Il quasi scontato sì definitivo al testo di legge porterà molto probabilmente fuori dalle carceri russe anche Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova, le componenti delle Pussy Riot che, per aver cantato 'una preghiera punk' anti-Putin in una cattedrale moscovita nel febbraio 2012, stanno scontando una pena di due anni con l'accusa di teppismo motivato dall'odio religioso.
Dovrebbero inoltre beneficiare del provvedimento anche i trenta attivisti di Greenpeace arrestati lo scorso settembre (tra cui anche l'italiano Cristian D'Alessandro) per aver tentato di abbordare per protesta una piattaforma artica di Gazprom: solo in seconda lettura, infatti, mercoledì 18 dicembre è stato approvato un emendamento che estende l'amnistia, prevista per chi avesse già subito una sentenza, anche a chi è ancora in attesa di giudizio.
Una norma, sostengono in molti, deliberatamente pensata come risoluzione della questione internazionale scaturita dal fermo degli ambientalisti in questione, ma che in ogni caso permetterà – entro sei mesi da quando sarà in vigore (già da questo giovedì, forse) - a circa 25mila cittadini russi di tornare in libertà.
E, volendo, di sbeffeggiare la democratica Italia, l'Italia paladina dei diritti umani, l'Italia che viola le sue norme, la sua Costituzione, l'Italia delle carceri fuorilegge e del sovraffollamento disumano. La Russia di Putin vara l'amnistia, l'Italia di Letta (e di Monti, e Berlusconi e Napolitano e compagnia bella) parla di piano carceri, di indulto, di indultino. Di tutto, insomma, tranne che di quello che è realmente necessario, urgente, irrimandabile.
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