Certo, la situazione è complessa e con molti attori, ma - ad un'analisi più attenta - gli interessi in gioco appaiono chiari. Cominciamo con il Mali: lo scorso 22 Marzo, un ammutinamento di militari, guidati dal capitano Amadou Haya Sanogo attuano un colpo di stato, ad un mese dalle elezioni presidenziali, deponendo il presidente Amadou Touré. In quel momento erano già in corso operazioni militari per la secessione del Nord del Mali dell'MNLA, composto in prevalenza da Touareg. La situazione caotica venutasi a creare a Bamako ha certamente favorito le truppe ribelli ed ha consentito all'MNLA di dichiarare l'indipendenza del territorio dell'Azawad il 6 Aprile scorso.
Va sottolineato, come prima accennato, che l'MNLA è un'organizzazione che si è sempre dichiarata democratica e laica. Su quest'ultimo aggettivo attirerei l'attenzione del lettore perché la laicità dello Stato è un valore molto raro in quella parte di mondo. Come si è visto anche attraverso le varie rivoluzioni della cosiddetta primavera araba, i cambiamenti epocali che hanno scosso il Nord Africa sono sempre sfociati in forme di governo confessionali, dove la legge islamica viene considerata come unica fonte di diritto.
Nonostante i ripetuti proclami di laicità, la stampa internazionale, imbeccata dalle agenzie di stampa francesi, ha presentato l'MNLA come un gruppo islamista in combutta con i vari gruppi congeneri operanti nel paese. Questa forma di disinformazione si ritrova anche nei quotidiani italiani. Va peraltro chiarito che il gruppo Ansar Dine non ha mai detto di volere l'indipendenza dell'Azawad, ma di piuttosto mirare ad imporre la Sharia su tutto il Mali.
L'indipendenza dell'Azawad è stata sostenuta e voluta solo dall'MNLA che è il naturale erede delle istanze indipendentiste che il popolo Tuareg ha manifestato fino dal lontano 1960 quando la Francia, all'atto dell'indipendenza del Mali, accorpò l'Azawad nel Mali mescolando popoli di culture e tradizioni diverse e facendo diventare i Tuareg una minoranza all'interno di uno Stato, il Mali, che ha fatto poco o niente per quella vasta area del paese che storicamente ha sempre rappresentato il regno incontrastato degli "uomini blu". Il popolo Tuareg ha sempre considerato il governo centrale maliano come espressione di un nuovo tipo di colonialismo e, a più riprese, ha cercato di ribellarsi al giogo maliano.
Comunque, l'opposizione all'indipendenza dell'Azawad non viene solo dal governo di Bamako, ma anche dalle potenze occidentali e dall'Unione Africana. I motivi sono chiari. L'Africa uscita dalla colonizzazione è da sempre una polveriera potenziale. I confini degli stati furono tracciati con il righello, senza tenere in alcun conto le popolazioni con le loro tradizioni, culture, lingue, religioni e quant'altro. La recente creazione dello stato del Sudan del Sud è il classico esempio di come i nodi, prima o poi, vengono al pettine e che certe situazioni non possono essere perpetuate in eterno. Oltre al timore che l'indipendenza dell'Azawad possa incoraggiare altre istanze indipendentiste in quella regione dell'Africa ci sono da considerare gli interessi che la Francia continua a mantenere nelle sue ex-colonie. Chiunque abbia esperienza di quei paesi può testimoniare di come banche, poste, telecomunicazioni ed il sistema produttivo in generale siano ancora legati a doppio filo alla Francia. Dunque, l'interesse dei paesi più influenti nella zona è quello di evitare terremoti geo-politici e di tornare allo status quo ante.
In questa prospettiva, la presenza di un'organizzazione laica e democratica come l'MNLA risultava fastidiosa in quanto difficilmente attaccabile sul piano dei valori. Si è allora organizzata una campagna di disinformazione mirante a discreditare l'MNLA mediaticamente, assimilandola alle varie sigle islamiche che operano nella zona. Il risultato è stato che l'MNLA si è ritrovata isolata politicamente e senza sostegni che le potessero consentire di sostenere il confronto con gli islamisti. Quando si è arrivati al redde rationem con gli islamisti, l'MNLA ha avuto la peggio, subendo una cocente sconfitta militare a Gao e dovendo poi abbandonare tutte le città precedentemente controllate. Il territorio dell'Azawad è adesso completamente in mano agli islamisti mentre i combattenti dell'MNLA sono stati costretti a trovare rifugio negli stati confinanti.
Si ricorda che oltre ad Ansar Dine, operano i gruppi islamisti del MUJAO (responsabili del sequestro di Rossella Urru), di Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) ed anche alcuni elementi di Boko Haram, gli islamisti nigeriani responsabili delle strage di cristiani. Questi gruppi, oltre ad avere mezzi propri come MUJAO, la cui attività principale è il traffico di droga, hanno ricevuto, secondo fonti della stessa MNLA, cospicui aiuti da stati come Algeria e Qatar. Va anche aggiunto che questi gruppi non sono arrivati in quella zona di recente ma che hanno operato pressoché indisturbati per anni senza che lo stato del Mali prendesse iniziative di una qualche importanza nei loro confronti.
Adesso che l'MNLA è (almeno per il momento) fuori gioco, rimane il problema che il territorio dell'Azawad possa trasformarsi in uno Stato islamista di modello talebano. Laurent Fabius ha detto che la Francia sta prendendo in considerazione l'opzione militare ed in tali termini si è espressa anche la CEDEAO (l'unione degli stati dell'Africa occidentale). In tal senso, è stata avviata una procedura di autorizzazione perso il consiglio di sicurezza dell'ONU.
È certo che chiunque venga chiamato ad operare militarmente sul terreno si troverà di fronte un compito immane. Si rischia di mandare truppe che non conoscono il terreno a combattere contro avversari che invece il terreno lo conoscono benissimo. L'MNLA ha più volte chiesto di ricevere i mezzi per potere combattere il terrorismo fondamentalista e di poter mettere a disposizione una conoscenza dei luoghi ed una familiarità con l'ambiente sociale che solo i Tuareg hanno. Finora si è preferito delegittimarli ed indebolirli militarmente. Sarebbe opportuno che gli occidentali riconsiderassero questa offerta.
Roberto Barducci
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