Figlie di due generali dell'Aeronautica, amiche di vecchia data e ora rivali. E' un lungo fil rouge quello che lega due donne nelle elezioni presidenziali cilene del prossimo 17 novembre, Michelle Bachelet e Evelyn Matthei: ex presidente socialista in carica dal 2006 al 2010 l'una, ex Ministro del Lavoro dell'attuale presidente, Sebastian Pinera, e prima candidata donna della destra cilena l'altra.
Una sfida importante, quella tra le due figlie – politicamente parlando - di quel colpo di stato che nel 1973 spodestò , e uccise, Salvador Allende e mise al potere Augusto Pinochet. Dopo il golpe e la morte del padre, imprigionato sotto accusa di tradimento per aver contestato apertamente il regime di Pinochet e morto in carcere, Michelle Bachelet lavorò segretamente per il movimento socialista clandestino e per questo motivo fu arrestata e rinchiusa in una prigione segreta dove subì diversi maltrattamenti.
Evelyn Matthei, il cui genitore fu promosso a comandante in capo delle forze aeree dal dittatore cileno, nel 1973 si trovava invece in Ignhilterra a studiare. Due vite diverse, due programmi di governo diversi per una battaglia che si preannuncia intimamente sbilanciata a favore della candidata di centrosinistra, Bachelet, data come favorita nei sondaggi soprattutto per quel passato di torture ed esilio che grava ancora sulla memoria storica di un Paese dinamico dal punto di vista economico, ma ancora molto poco democratico dal punto di vista sociale.
Il fatto poi che la candidatura di Matthei sia sopraggiunta all'ultimo momento, a causa della rinuncia di Pablo Longueira, vincitore delle primare della coalizione Alianza, non depone a favore signora della destra cilena. Quest'ultima inoltre, non è ben vista né dagli avversari politici, a causa di uno scandalo sulle intercettazioni che la coinvolse nel 1992, né dal suo stesso blocco politico, a causa delle sue posizioni dichiaratamente liberali, come quella in favore dell'aborto terapeutico, attualmente vietato in Cile.
La campagna elettorale di Matthei, inoltre, nonostante le aperture liberal, appare sempre più costruita su una linea di continuità, perlopiù economica, rispetto al passato che, di certo, non farà da calamita ai voti di quanti desiderano una chiusura netta con le questioni irrisolte degli ultimi 40 anni.
Che è quanto promette invece Bachelet quando parla, tra le altre cose, di una grande riforma costituzionale che allontani i fantasmi della dittatura e tracci per il Cile una strada totalmente nuova: “C'è stato un tempo in cui ho avuto tanto dolore e rabbia. Le cose erano polarizzate – ha dichiarato Bachelet - Dopo tutti questi anni, quello che voglio capire è quello che è successo nel mio paese per garantire che non accada di nuovo”.
Un proposito ben visto dal 50% del popolo cileno. Ma, a chi dà già vincitrice alle presidenziali la candidata socialista, Evelyn Matthei risponde di essere già a lavoro perchè “Bachelet è totalmente vincibile”. (F.U.)
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