Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

17/11/24 ore

Vigilia elettorale di contorsioni logiche, più che politiche


  • Luigi O. Rintallo

A meno di una settimana dal voto per il Parlamento europeo, assistiamo a un singolare paradosso: più la campagna elettorale procede verso la scadenza e più crescono i dubbi dei cittadini, quasi dai messaggi inviati si ricavi il contrario degli scopi che dovrebbero prefiggersi.  

 

Se non altro presso quella porzione di elettorato che qui su «Agenzia Radicale» abbiamo giudicato più avvertita e consapevole politicamente e che – al pari di un fiume carsico – ha la caratteristica ora di affiorare allo scoperto ed ora di ritrarsi, coperta dal clamore di una narrazione mediatica scientemente preposta a conculcarla. 

 

Sono gli elettori manifestatisi due anni fa ai referendum sulla giustizia, i sette milioni che si sottrassero al martellante condizionamento di media e apparati volto a sabotarne la partecipazione e che, a ben vedere, detengono la quota di maggioranza, superando quella dei consensi delle due attuali prime forze politiche (Fratelli d’Italia e PD).

 

Ebbene, ai loro orecchi adesso suonano quanto mai sospetti gli appelli lanciati per scongiurare le elevate astensioni delle passate elezioni europee del 2019 (quasi il 48%), specie se provengono da quanti – sia nei partiti, sia nei palazzi delle istituzioni – operarono per tenere lontani dalle urne il 12 giugno 2022. 

 

Evidentemente, a premere non è tanto l’allargamento della platea dei votanti ma l’interesse a preservare quella soglia che, in un Paese come il nostro storicamente ad alta affluenza, ha sinora “legittimato” la classe politica. Di qui il ritorno in grande spolvero del voto come “dovere civico”, con gli spot nelle tv sin da due mesi prima dell’appuntamento elettorale. 

 

Anche dal Quirinale l’invito a votare è stato pressante (da Lubiana in aprile, poi congiuntamente ai capi di Stato di Austria e Germania in maggio), rispondendo non solo alla normale esortazione per l’impegno civile ma pure alla necessità di supportare il disegno strategico per cui un europeismo, più retorico che sostanziale, è funzionale ad assicurare l’imprescindibilità degli odierni assetti oligarchici. 

 

Ne consegue la descrizione di questo appuntamento per l’elezione del Parlamento di Strasburgo come decisivo e cruciale, mentre è impossibile non avvedersi di quanto poco incisivo sia in realtà il suo ruolo nella prospettiva futura a partire proprio dalle candidature avanzate dalle forze politiche

 

A maggior ragione sale lo scetticismo al riguardo se si considera come esso ha ultimamente legiferato, allontanandosi dal criterio principe dello Stato di diritto che vuole la legge uguale per tutti, moltiplicando invece ad libitum le categorie protette nell’ossessiva tutela di ogni minoranza che avrebbe suscitato il sarcasmo di un leader, campione vero e non fatuo dei diritti civili, come Marco Pannella.

 

E tutto questo mentre il mondo è attraversato da drammi epocali, senza che in Europa nessuna leadership dimostri di essere all’altezza della situazione che viviamo. Drammi di fronte ai quali emerge quante e quali contorsioni si siano prodotte nella dialettica politica, registrando plateali contraddizioni che non risparmiano alcuno degli schieramenti in campo. 

 

Può così accadere che chi dichiari comprensione per la reazione russa in Ucraina dopo le presunte persecuzioni nel Donbass, sia lo stesso che uguale comprensione neghi alla reazione israeliana dopo l’eccidio del 7 ottobre scorso; oppure che chi ben sa di dipendere per la propria difesa dal sostegno dalla Nato e degli Americani, abbia poi la velleità o la pretesa di prescinderne

 

Nessuno può sapere quale futuro ci attende, ma certamente è augurabile che ai guasti apportati dalla deriva logica che ha investito l’agire politico sia posto un qualche rimedio. 

 

Dubitiamo che l’occasione di questo voto possa esercitare una qualche influenza al riguardo, ma chiunque è ben consapevole che dalla china nella quale ci hanno portato establishment negatori del principio di realtà occorra allontanarsi al più presto.

 

 


Aggiungi commento