Domenica scorsa si sono svolte in Europa due elezioni regionali con caratteri certamente diversi, su questo non c’è dubbio (guai a generalizzare!), ma anche mostrando una tendenza comune, che ha un senso evidenziare e cercare di capire.
In Umbria ha vinto Salvini, che con il supporto di Meloni e Berlusconi si fa una maggioranza (populista di destra) del 53%, che sorreggerà la nuova Presidente Donatella Serrai, della quale si è subito sottolineata una qualifica (politicamente correttissima) di appartenenza a famiglia missina – un modo di ragionare (o meglio di…sragionare) che in effetti denota un peggioramento.
Infatti il MSI di Almirante (e di Tatarella) denotava uno sforzo di salvaguardare una posizione politica di tendenza autoritaria in tempi di democrazia, mentre la vittoria di Salvini rappresenta un avanzamento verso i pieni poteri (voce dal sen fuggita più richiamar non vale…) in danno di una democrazia asfittica e sfiduciata, e con Berlusconi ridotto al 5 e mezzo per cento. I moderati cioè si radicalizzano a destra.
L’Umbria rossa dell’alleanza PD/ 5Stelle risulta invece pesantemente sconfitta con quel 22,38 + 7,43 = 29,81%, che non è riuscita nemmeno a far persuasi un terzo dei votanti. E il guaio peggiore sta nel fatto che le tendenze politiche sono idee/forza, mentre ormai la sinistra sociale italiana è sempre più chiaramente percepita come una debolezza. Con i 5Stelle sul viale di un rapido tramonto (cosa che non meraviglia stante la natura del Movimento) e il PD che non riesce a risollevarsi dalla deludente sonnolenza in cui appare sprofondato.
In altri termini il connubio PD/5Stelle si è risolto in un fallimento, in quanto il PD non è riuscito ad avviare nessun processo superamento del populismo pentastellato, che aprisse la speranza di un futuro significativo e consistente per la democrazia italiana.
In Turingia invece il dato saliente è dato dal crollo della coalizione tra democristiani e socialdemocratici (CDU/SPD), che ha perduto il 15% dei voti (l’11 i primi e il 4 i secondi, ridotti all’8,4%), un crollo a cui si unisce il successo dell’Alternativa per la Germania, che passa da poco più del 10 e mezzo per cento al 23,4%, non certo compensato dal lieve aumento della Sinistra (Die Linke + 2,2%).
I moderati cioè anche in Turingia – come in Umbria - si radicalizzano a destra verso l’AfD, un movimento con forti inclinazioni verso PEGIDA (Patrioti Europei contro lslamizzazione dell’Occidente), che preoccupano fortemente la Comunità ebraica tedesca.
Sono conseguenze della fiacca costante con cui si è espresso il processo di integrazione europea, proprio perché non si è mai capito che si trattava di salvare la democrazia in Europa, come era evidente dopo i massacri della prima metà del secolo XX°. Ed è stata la ripresa reazionaria delle tendenze “nazionali”, che si sono apertamente rivelate già nel 2005 con i no alla costituzione europea della Francia e dell’Olanda.
Lo scorso 17 ottobre, poi, qualcuno ha vinto: lo Zar Vladimiro, che adesso può cominciare a mangiare il carciofo foglia a foglia.
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