Lo spauracchio è a 5 stelle. Non si fa altro che evocarlo. Il Governo Gentiloni, praticamente il Renzi bis con l’aggravante di Alfano agli Esteri, sarebbe poi l’ottimo viatico per facilitarne l’ascesa. In questi giorni non si parla d’altro. Eppure, con la bocciatura referendaria, è stato messo un punto alla possibilità che un grillino dorma la notte a Palazzo Chigi, vista l’aria di proporzionale che si respira a pieni polmoni nei palazzi della politica. Non a caso il Comico ha immediatamente rinnegato senza pudore la campagna elettorale appena conclusa, per ordinare ai suoi la richiesta forsennata di elezioni immediate con l’talicum o ciò che ne resterà dopo la sentenza della corte costituzionale del 24 gennaio 2017.
Del resto non c’è tempo da perdere. E questo indipendentemente dal rischio che il ritorno ai vecchi schemi da prima repubblica mortifichi le velleità di Di Maio e compagni. La possibile erosione del consenso dei pentastellati - dato sulla fiducia e per incazzatura - si gioca infatti nei prossimi mesi sul campo: a Torino e a Roma, dove serpeggiano e crescono mugugni, malumori e pentimenti per la gestione ambigua della giunta Appendino, ma soprattutto per i disastri di Virginia Raggi.
Quest’ultima non finisce di stupire in negativo non solo chi non l’ha votata a Giugno. Sulla vicenda Muraro si era scelto anche il momento propizio per le dimissioni alla chetichella nottetempo, mentre il paese era distratto dalla crisi di Governo. Ma la bizzarra scelta dell’annuncio a mezzo social network, all’una di notte con un “videoselfie”, non è passata inosservata, grazie anche alla cupezza e all’inquietudine trasmessa, che fanno il paio con le luminarie da sagra paesana di via del Corso e l’orrendo albero natalizio di Piazza Venezia – e fotografano mirabilmente lo stato dell’arte in Campidoglio; tant’è, che i “lombrosiani” ci farebbero un trattato, osservando lo spettacolo RAGGIante offerto dalla giunta riunita per ratificare e poi comunicare la resa del discusso assessore alla “monnezza”.
In proposito, le ironie social non si sono fatte attendere, quale preludio goliardico alle polemiche più serie circa scenari da mala tempora che aspettano la Capitale. Grillo ne è consapevoli ed è accorso in Città per vederci chiaro. All’uscita dall’hotel,dove presumibilmente ha tenuto le sue udienze, ha fatto però il vago, sottolineando che “sono problemi che andranno risolti nel Comune di Roma". A lui invece tocca risolvere questioni più complesse sul destino del movimento: c’è da studiare un modo alternativo per scongiurare gli effetti nefasti del famoso complotto ordito (onorevole Taverna docet) - per far vincere i grillini a Roma. Fortuna che almeno c’è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi…
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