Gli scontri avvenuti ieri a Parigi alla vigilia del summit mondiale sul clima, durante i quali decine di manifestanti ambientalisti hanno vandalizzato il memoriale delle vittime dei recenti attentati presente a Place de la République, non ci hanno lasciati - a dispetto di quanto detto dal tg di La7 con il solito ambiguo buonismo - "davvero sorpresi".
Che dal movimento ambientalista, organizzatosi da decenni sulla base più di un comune "sentito dire" piuttosto che di una reale riflessione sui fenomeni climatici, e fondatosi il più delle volte sul ricorso a slogan, approssimativismi, letture anacronistiche ed a tratti antimoderniste - ecco, che da tutto ciò, da questo scenario di pigrizia ed irresponsabilità intellettuale, possano emergere atteggiamenti non solo violenti ma anche umanamente ignobili, non ci lascia infatti del tutto meravigliati.
Insomma, a parte lo sdegno, dal punto di vista umano, per il modo con cui le scarpe-simbolo e i lumini posti al centro della piazza sono stati afferrati dai manifestanti ed utilizzati come armi, oltraggiando la memoria delle vittime degli attentati terroristici, resta da fare, alla fine, una considerazione di carattere "politico": il movimento "verde" è diventato, per la vacuità dei suoi proclami, un perfetto ricettacolo delle frange giovanili più estremiste e violente, che fanno della devastazione la propria ragione di vita.
L'assenza di riflessione critica e di proposta, in altre parole, sembra andare di pari passo con l'assenza di responsabilità e di coscienza civile del corpo collettivo che si prefigge di sostenere la battaglia ambientale. Dell'altra manifestazione realizzata ieri, quella pacifica (seppur non autorizzata), del resto, nessuno sarebbe in grado di illustrarne le premesse, gli obiettivi, le richieste, se non evocando la solita - astratta - opposizione ad evanescenti "poteri forti" contrari a risolvere i problemi climatici.
E' in questo vuoto di idee che finiscono per trovare così agevolmente spazio i teppisti, i black bloc, gli "antagonisti", che giustificano la propria attività distruttiva inneggiando contro lo "Stato di polizia" al grido di: "Non ci toglierete il diritto di manifestare"; consapevoli che quel diritto a manifestare, complice la superficialità del movimento ambientalista, verrà utilizzato da loro solamente per introdurvi al suo interno le abituali pratiche di violenza.
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