Premessa: la Fiat in quanto tale non esiste più e ciò che resta è italiano per modo di dire pure nel nome, FCA, nemmeno tanto pronunciabile con fluidità linguistica. Di recente l’azienda ha fatto quotare a Wall Street il suo Rampante gioiellino di lusso e di lustro, rastrellando in tal modo un bel po’ di soldi che hanno ossigenato le finanze dell'intero gruppo, grazie a un maxidividendo straordinario gentilmente deliberato.
In proposito, ha voluto dire la sua Luca Cordero di Montezemolo, ex illustre cacciato in modi spicci dopo qualche stagione di insuccessi sportivi, che però oggi vive una nuova primavera personale, dopo esser passato dalla quattro ruote di F1 e dalle rotaie sgangherate di Italo Treno alle ali dell’ex compagnia di bandiera ora sotto l’egida degli arabi di Ethiad.
“La Ferrari è diventata il bancomat della Fiat”, ha affermato l’ex presidente di Maranello che, nell’intento di cavare qualche sassolino dalle scarpe griffate, si è poi detto “orgoglioso e contento”, con una buona dose di ironia e forse qualche maldestra dimenticanza.
In altre stagioni, anche nella sua, la Fiat – all’epoca di nome e di fatto, poteva infatti contare su ben altra generosa cassa: quella automatica dello Stato. Se non altro, Sergio Marchionne i denari per ripianare i buchi, discutibile o meno che sia, prova a cercarseli anche con escamotage di mercato.
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