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16/11/24 ore

Legge elettorale: per eliminare lo squallido "porcellum" ecco una legge ancora peggiore!


  • Giuseppe Rippa

 “ … L'accordo c'è e fra poco verrà comunicato. Non solo, quando verrà annunciato scatenerà sicuramente le critiche di chi vuole continuare a nominare i parlamentari … ”. È il vicesegretario del Pd Enrico Letta in un'intervista al «Sussidiario.net», il quotidiano del Meeting di Cl a Rimini, che da l’annuncio con molta enfasi.

 

In realtà di che cosa si tratta?  Sostanzialmente di un ritorno al proporzionale, sebbene camuffato con una lotta dura al Parlamento dei nominati (che poi proprio Pdl e Pd si erano acconciati e si erano votati per loro comodo…).

 

“Il Partito Democratico - sostiene il vice di Bersani, così come riporta Corriere.it - preferisce i collegi, ma pur di cambiare sistema è pronto a ragionare anche sulle preferenze. Penso comunque che il tempo sia ormai maturo e quindi rivolgo un appello al comitato ristretto della commissione del Senato affinché entro la settimana prossima esca allo scoperto. Anche perché abbiamo il dovere di dare seguito agli appelli del Capo dello Stato, a cui il Paese deve moltissimo …”.

 

Che dire, preso atto che da tempo c’era chi aveva sollecitato un intervento parlamentare per cambiare la disgustosa “legge porcellum”, e questo anche per muoversi nell’alveo delle direttive europee che ribadiscono che le leggi elettorali vanno modificate almeno con un anno di anticipo per consentire alle forze politica – a tutte le forze politiche – di potersi attrezzare per il nuovo modello scelto, i partiti, sempre più preda della loro tragica crisi, si sono guardati bene dal compiere questo che era l’atto dovuto più urgente per assicurare alla crisi una ipotesi di soluzione democratica.

 

Si è proceduto con il solito gioco delle parti, con la conclusione addirittura ignobile che ci viene prospettata: ritornare al proporzionale e alla preferenze, facendo un passo indietro rispetto alla sia pure fragile, confusa, così come è stata formulata, ipotesi bipolare.

 

Altro che opzione proiettata verso il bipartitismo, ecco pronta la strada per un ritorno ad un neo-centrismo, dai caratteri anacronistici e capaci di acuire ancora di più la crisi di governabilità e di rappresentanza che da decenni attanaglia l’Italia. Una crisi politico-istituzionale che si vuole risolvere ritornando al metodo della spartizione lottizzata (peraltro mai abbandonata nella sostanza), del ricatto corporativo e del disastro economico prodotto dall’ampliamento della spesa pubblica, come se la lezione del catastrofico debito pubblico prodottosi non fosse servita a nulla.

 

Dunque un ritorno al passato ma in condizioni storico-politiche profondamente mutate. La corsa verso il declino definitivo è assicurata.

 

Allora bisogna avere il coraggio di dire che, se le condizioni che si prospettano sono quelle di riuscire nella diabolica impresa di fare una legge elettorale, che per togliere di mezzo una schifosa legge ne fa un’altra ancora peggiore, una controriforma ancora più ignobile e pericolosa, allora tanto vale votare con quello che c’è e trovare altre strade che siano autenticamente riformatrici …


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